Recensione: Verführer
La sensazione deve esser quella: una gelida lama che entra nella carne, fra una costola e l’altra, sino ad arrivare a un punto vitale. Sì, ascoltare gli Endstille materializza l’orribile, ipotetica esperienza appena descritta. Freddo, disumanità, macchine, guerra sono i migliori sinonimi per idealizzare il lacerante suono prodotto dal terribile quartetto tedesco. Forse, anzi sicuramente, ci sono band in grado di suonare più velocemente, di deflagrare maggior potenza; tuttavia solo gli Endstille riescono a dare una forma così concreta al nichilismo, «assoluta negazione di ogni assolutezza».
Il senso di desolazione che l’insieme riesce a generare con il semplice uso tre strumenti musicali, assieme alla voce, è semplicemente unico. Inconfondibile. Qualcosa di simile, ventisei anni fa, riuscirono a farlo i Voivod con “War and Pain”, senza tuttavia arrivare all’intensità emotiva di “Verführer” (“Seduttore”), sesto full-length messo in fila dal combo teutonico. Tutti questi dischi sono caratterizzati da copertine d’incubo, rappresentanti monocromatiche scene di guerra. Stavolta, viene scelto un disturbante contrasto cagionato dal sangue che macchia o meglio avvolge l’Imperatore Guglielmo II di Germania (1859 ÷ 1941) – ritenuto dalla Storia uno dei principali responsabili dello scoppio della Prima guerra mondiale – con il candore del suo vestiario e del lungo coltellaccio che l’Imperatore stesso stringe in mano.
La famigerata intransigenza della band di Lars Wachtfels, tesa a immolare sull’altare della ferocia primordiale ogni impulso evolutivo, pare incrinarsi un po’, con quest’ultimo lavoro. Non aspettatevi mutamenti radicali: si tratta di sensazioni impercettibili ma inequivocabili. Fermo restando l’inumano muraglione di decibel vomitato dalla strumentazione e dalla folle ugola del febbricitante Iblis, s’intravedono qua e là soluzioni leggermente più elaborate rispetto a quelle delle produzioni precedenti. Mayhemic Destructor pesta sempre e comunque come il più dannato dei dannati, anche se non reitera all’infinito i suoi infernali blastbeats. Si tratta in ogni caso di dettagli: coloro che amano immergersi nell’oceano di metallo fuso in cui naviga da dieci anni la corazzata di Kiel non rimarranno delusi. Gli Endstille sono questi, e malgrado qualche minima differenza fra un lavoro e l’altro, rimarranno fedeli alla linea; rendendo arduo ipotizzarne una mutazione, in futuro. Chiaramente aumenta l’esperienza e l’abilità tecnica, per cui è lecito discutere di qualche dettaglio diverso dall’indefinito intruglio proto-black da cui sono emersi i Nostri. Ma … senza esagerare!
Lasciando stare i sofismi e badando al sodo, non appena messo il CD sotto il laser si scatena il finimondo con “… Of Disorder”: Cruor rotea il basso come una mannaia, accompagnato nell’assalto dal ritmo forsennato del drumming a tappeto. I momenti migliori del brano si concretano in occasione dei segmenti più lenti (sic!), dove si può apprezzare il guitarwork niente affatto rozzo e dozzinale di Wachtfels. Farneticazione completa in “Hate Me … God?”, invece: nessun prigioniero, nessuna pietà. Nonostante l’apparente caos imperante, si percepisce distintamente la melodia portante, dal mood depresso. Inaspettatamente, dopo “Depressive/Abstract/Banished/Despised”, in “Ursprung” fa capolino un sentimento più dimesso, intimista e quindi foriero di armonie meno estreme, più meditate e profonde. La grande drammaticità con la quale Iblis affronta le linee vocali fa balzare davvero in alto la canzone, miglior episodio dell’album a parere di chi verga queste frasi. Il sostanziale immobilismo compositivo riprende vigore con “Monotonus/n” e “Symptoms”, fatto, questo, che rimanda – in primis – ai gusti personali di chi ascolta. Quel che resta del platter non toglie né aggiunge granché a quanto già sviscerato: “Suffer In Silence”, “Dead” ed “Endstille (Verführer)” non sono assolutamente dei riempitivi, però non regalano nulla di nuovo; contribuendo a dipingere una sfumatura alla lunga tediosa ma comunque ad alimentare, senza la minima soluzione di continuità, la spaventosa fornace che muove l’apparato bellico dei germanici.
A questo punto, credo di avere espresso in maniera compiuta il giudizio su “Verführer”, per tutto quanto scritto sopra. Manca solo il voto …
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Track-list:
1. … Of Disorder 3:48
2. Hate Me … God? 6:11
3. Depressive/Abstract/Banished/Despised 4:17
4. Ursprung 7:14
5. Monotonus/n 4:46
6. Symptoms 6:31
7. Suffer In Silence 4:30
8. Dead 4:32
9. Endstille (Verführer) 4:58
Line-up:
Iblis – Vocals
Lars Wachtfels – Guitars
Cruor – Bass
Mayhemic Destructor – Drums