Recensione: Verge
Con questo “Verge“, di fresca pubblicazione, i power metallers finnici Cardiant segnano ufficialmente l’esordio della vocalist Outi Jokinen, seconda cantante solista in formazione insieme ad Erik Karhatsu.
La terza fatica in studio dei finlandesi si delinea come una classica cascata di puro Power Metal in cui la melodia è l’assoluta protagonista.
Sebbene non molto originali stilisticamente, i nostri sono riusciti ad assemblare un’opera complessivamente piacevole, confermando quanto di buono proposto nei due lavori precedenti (usciti rispettivamente nel 2005 e 2009).
Nel corso del platter, il combo si concentra su una manciata di canzoni mai eccessivamente potenti, abilmente costruite su strutture semplici ma estremamente capaci fin dal primo ascolto di catturare l’attenzione del fruitore.
L’opener “Justice Turns Into Revenge“, racchiude in pochi minuti tutta l’energia che il sestetto nordico intende sprigionare durante il lavoro: massicci riff chitarristici ed eleganti tastiere – sempre in primo piano,ma mai invadenti – formano l’ossatura di un brano che trae la propria linfa vitale da un refrain convincente ed orecchiabile e soprattutto da numerosi cambi di tempo, ideale sfondo ai numerosi assolo offerti dalla sei corde del bravo Antti Hänninen.
“Thought’s Inception“ mostra invece, fin dalle prime battute, la devozione che i Cardiant nutrono per i connazionali Stratovarius, senza comunque scadere nel banale o nel già sentito: anche in questo caso, infatti, il sestetto nordico riesce a confezionare un episodio assolutamente notevole, sottolineando perfettamente il gusto per gli arrangiamenti ed arrivando ad allestire un ritornello melodicamente irresistibile, al quale seguirà un Guitar Solo curato e carico di pathos.
L’anima degli Stratovarius, aleggia ancora minacciosa nelle note della veloce “Heaven’s Calling“, impreziosita,oltre che da un’ottima prova tecnica di tutta la band, anche soprattutto da un chorus cadenzato e ricco di melodia, che nel suo prosieguo si adagia su velocità più sostenute e massicce.
Come era facile prevedere, il sestetto finnico,non disdegna di volgere uno sguardo all’operato svolto dai colleghi Sonata Arctica, aggiungendo alla ricetta anche una massiccia dose di teatralità tipica degli americani Dream Theater: il risultato finale è racchiuso nell’intensa e articolata “Ever Since“, stupenda pseudo ballad che in molti frangenti sembra ricordare le sonorità contenute nel capolavoro “Metropolis Pt II – Scenes From A Memory“, portato al successo dalla band di John Petrucci nel 1999.
Successivamente con “Believe“, si resta su sentieri cadenzati, cupi e straordinariamente melodici, mentre con “Beat Of Heart“, i nostri sembrano volersi riaffacciare su lande più Heavy, mantenendo inalterato il rispetto per la componente melodica del songwriting, qui ancora una volta evidenziata da un refrain diretto ed efficace,prima di cedere il passo ad una serie di virtuosismi chitarristici di primo livello.
Forti echi di Sonata Arctica tornano nella sublime “Love’s Not On My Way“, canzone che mostra nuovamente l’anima più romantica della band finnica: una nuova semi ballad nella quale la dolcezza dettata dal pianoforte è mescolata alla rabbia, espressa dai corposi riff chitarristici, scanditi da una sezione ritmica impeccabile.
Le successive e devastanti “Stranger In Me“ (dal coro estremamente anni ’80) e “Break Your Mind“, riportano i Cardiant su territori più squisitamente power, mentre la conclusione di questa terza release, è affidata alla melodica e malinconica “While The Ice Is Cold“, struggente ballad, guidata dalla suadente voce della vocalist, che chiude egregiamente un album prelibato e di ottima fattura.
Un disco che ertamente non mancherà di appagare i sostenitori del power, del progressive e, più in generale, della buona musica.
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