Recensione: Veronika Decides To Die
Molti li avevano dati per dispersi dopo Martyre, album datato 2000, ed ultima testimonianza dei Saturnus prima di Veronika Decides To Die del 2006; sei lunghi anni di silenzio che avevano fatto temere il peggio, che lasciavano pensare che Martyre non avrebbe mai avuto un seguito. Invece Veronika Decides To Die è qui per far sentire la sua voce, per reclamare quel posto al fianco dei grandi gruppi del doom, quel posto che i Saturnus avevano conquistato già nel lontano 1996 con Paradise Belongs To You. L’evoluzione del gruppo, nei suoi pur soli tre album (e un EP), è stata coerente, fluida, priva di scossoni: se Paradise Belongs To You si era affermato, a suo tempo, come una piccola grande perla di death-doom, Martyre confermava le qualità del gruppo, sebbene non riuscisse ad eguagliare la magia del suo predecessore. Ora i Saturnus sono di nuovo qui: saranno riusciti a tornare alla ribalta nel panorama doom? Saranno riusciti a comporre un album degno del loro glorioso passato? Ma soprattutto, chi è Veronika, e perchè decide di morire?
La risposta su chi sia Veronika ce la può dare Paulo Coelho nel suo racconto dal titolo omonimo a quello del disco che qui abbiamo in esame, che trae ispirazione per il proprio nome appunto dal libro dello scrittore brasiliano. Ma, digressioni letterarie a parte, qui è di musica che si parla, e allora lasciamo che sia l’opener I Long a dettare legge in questo campo. Il sound melodico, malinconico e delicato dei Saturnus è rimasto immutato, ed intatta è la loro maestria nell’evocare atmosfere sofferte e introspettive; la versatilità di Thomas Jensen dietro al microfono è ancora lì, e lo possiamo constatare ascoltandolo passare senza problemi dalla voce pulita, al growl, ad una voce sporca non dissimile da quella del buon vecchio Darren White (Anathema/The Blood Divine/Serotonal); le tastiere intervengono ancora con intelligenza ad impreziosire la musica con le loro melodie. I Long, coi suoi quasi 11 minuti, rappresenta un po’ una summa dello stile dei Saturnus, e di ciò che ci aspetta lungo l’ascolto di quest’album. Non mancano sezioni più veloci e ritmate, come in Pretend, ma dove i Saturnus brillano davvero è nelle parti lente, più pregne d’atmosfera e di malinconia, e in questo senso canzoni come Rain Wash Me e All Alone rappresentano esempi da tramandare ai posteri, con le loro meravigliose melodie di pianoforte e i loro stacchi acustici estremamente evocativi. Altre canzoni si distinguono per un lavoro di chitarra solista particolarmente curato e ispirato, come Descending, ed altre ancora come To The Dreams movimentano l’atmosfera con le loro sferzate di rabbia; ce n’è per tutti i gusti nella musica dei Saturnus, e questo album dimostra come questi lunghi anni di silenzio non abbiano minimamente indebolito questi sei ragazzi danesi, ma anzi li abbiano riportati sulle scene ancora più consapevoli delle loro capacità, e ancora più maturi nel forgiare la loro musica.
Veronika Decides To Die non è un album destinato a chi cerca la parte più dura e pesante del doom, ma a chi ha voglia di abbandonarsi ad atmosfere eteree, sognanti, autunnali, riflessive; è destinato a chi ha la costanza di gustarsi senza fretta le numerose sfaccettature che racchiude. Un album ottimo, di grande spessore artistico, ma… c’è un ma. Forse ora si pretende troppo, ma Paradise Belongs To You rimane ancora lì, gemma impermeabile al passare del tempo, a sovrastare di qualche gradino la pur ottima discografia dei Saturnus. Ma forse è destino che certi capolavori restino insuperati, perfino per gli stessi artisti che li hanno composti. Tuttavia, ciò non distolga dalla qualità di Veronika Decides To Die, un album che brilla di luce propria e che segna il ritorno dei Saturnus sul carrozzone di quei gruppi che conducono le fila del doom più melodico ed emotivo.
Giuseppe Abazia
Tracklist:
1 – I Long
2 – Pretend
3 – Descending
4 – Rain Wash Me
5 – All Alone
6 – Embraced By Darkness
7 – To The Dreams
8 – Murky Waters