Recensione: Vertigo

Di Mauro Gelsomini - 29 Novembre 2003 - 0:00
Vertigo
Band: Vertigo
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Il progetto Vertigo sembrerebbe, vista la promozione imponente, la punta di diamante della banda Frontiers per questo autunno discografico che va a concludersi. La band annovera tra le sue file il singer Joseph Williams, che ricoprì il ruolo di frontman dei Toto tra il 1986 e il 1989, un americano illustre, figlio d’arte del celeberrimo John, compositore delle più grandi soundtrack in quel di Hollywood. Lo stesso John volle il figlio a cantare la song “Save The Night” nella colonna sonora dei “Goonies”, nel 1985, e ciò contribuì non poco a far notare Joseph dalla band di Lukather, cosa che non gli era riuscita con i due album solisti “Joseph Williams” (1982) e “Body by Jake / Don’t Quit” (1984).
Dopo la parentesi Toto, il suo nome non fu ricordato per la partecipazione a qualche compilation, sebbene la sua voce fu ascoltata da diversi milioni di persone, avendo interpretato Simba nel “Re Leone” della Disney, finché Joseph non fu coinvolto in questo progetto che si propone come il seguito che a “The Seventh One” i Toto non diedero mai.
In effetti il songwriting non si discosta molto dagli standard (anche in senso qualitativo) del best seller sopra menzionato, lo si capisce subito dalla opener “Not Enough Hours In The Night”, accattivante pop rock che porta la firma di un certo Jim Peterik (Survivor). Altri highlight sono rappresentati da “Straight To Your Heart”, bel pomp rock scritto da Joey Carbone e Dennis Belfield, artisti ben noti in campo pop, e autori anche di “Love Is Blind”, che insieme alle due song suddette completa il trittico degli easy listening del platter. Su un tappeto ritmico pseudo-dance si staglia il riffing quasi prog di “I Want To Be Wanted”, pezzo a cui Williams non riesce a conferire il giusto mood, anche se il coro è abbastanza arioso, ma viziato da una scelta d’accordi al limite del post-grunge. La song vede Alex De Rosso cimentarsi alla chitarra solista; l’ex turnista dei Dokken trova spazio anche sulla successiva “China Sky”, più sofisticata e delicata, sempre in linea con le altre song nel cercare di mettere in evidenza la voce di Williams, e forse adombrando un po’ le potenzialità degli altri strumentisti, primo fra tutti il bassista Fabrizio V. Zee Grossi, sconosciuto ai metalhead per i suoi lavori hip-hop, funky e R&B, ma che vanta collaborazioni con il batterista John Macaluso (TNT, Ark) per l’acclamato progetto Conspiracy, nonché con Steve Vai, Steve Lukather e Frank Gambale.
Tornando al nostro ascolto, i pezzi di Vertigo si snodano tra episodi piuttosto mal riuscito, come “When It Doesn’t Matter” e “Sarah”, troppo radiofoniche per essere apprezzate dagli amanti del rock di nicchia, e fastidiosamente infarcite da flanger fuori luogo e poggianti su tappeti ritmici elettronici che non fanno altro che aumentare il rischio di confondere i Vertigo con i Toto più pop.
Chiude il disco la titletrack, leggermente sopra la media quanto a varietà nel songwriting, ma non sarebbe potuto essere diversamente, a giudicare dal monicker, peraltro ben sottolineato dalla cover.
In definitiva, mi sarei aspettato di più da questo progetto: non vi nascondo che ricordare un album come un’appendice di “The Seventh One” o di “Fahrenheit” non è proprio il massimo dell’ambizione…

Tracklist:

  1. Not Enough Hours In The Night
  2. Straight To Your Heart
  3. More Than Enough
  4. Never Let You Go
  5. I Don’t Want To Go
  6. I Want To Be Wanted
  7. China Sky
  8. Love Is Blind
  9. When It Doesn’t Matter
  10. Sarah
  11. Vertigo
  12. Not Enough Hours In The Night (Bonus acoustic Version)

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