Recensione: Vertigo
Descrivere un libro, un film, un quadro. Descrivere una melodia.
“Raccontare l’arte” è un impresa titanica dalla quale non si può che uscirne sconfitti ancor prima di affrontarla.
Per chi ha già ascoltato Vertigo dei Tara’s Secret e cerca un opinione, il compito sarà più semplice.
Chi non li conosce e vuole capire la proposta degli inglesi, troverà nelle prossime righe una sequela di citazioni e nomi da far impallidire wikipedia.
Il terzo capitolo della discografia dei nostri rockers britannici è infatti un compendio di tutto il rock melodico che ci è stato proposto dagli States alla terra d’Albione.
Survivor, Dokken, Bon Jovi, Lynch Mob, Boston, Giant, Magnum, Journey e Talisman sono solo alcune delle band che durante l’ascolto vi colpiranno con potenti deja vu.
Quindi un insieme di buoni ingredienti garantisce la riuscita di un piatto? Non diamolo per scontato.
Quindi i Tara’ Secret saccheggiano le altrui composizioni? Nulla di più lontano dalla verità.
Svelandovi subito il “segreto di Tara”, possiamo asserire che in un periodo in cui la parola “capolavoro” è stra-abusata, “Vertigo” è “semplicemente un ottimo album”.
Ma procediamo con ordine.
“Rock’n’Roll Beauty Queen” apre le danze con un pattern di batteria mutuato dagli Steel Dragon. Mentre stiamo aspettando l’acuto iniziale di un Mark Wahlberg in formato Ripper Owens (ricordate Rock Star vero? ) arriva in realtà un buon riff di chitarra che spiana la strada prima alle tastiere e poi alla splendida voce di Jonny Trowbridge che ci incanta incastonando nel pezzo un ritornello davvero notevole.
Il cantante inglese è in grado di raggiungere le note più alte, senza per questo apparire alle nostre orecchie come l’ennesimo “sopranista” e senza dover rinunciare al suo timbro maschio e avvolgente, ricordandoci in questo il grande Jeff Scott Soto.
Parlavamo di citazioni? Il secondo brano “She’s My Baby”, sembra una out-take di “Voodoo Highways” (di recente ristampato ) dei grandissimi Badlands, così come la successiva “Natural High” è fortemente debitrice ai Dokken più patinati, riletti in chiave AOR.
I due chitarristi della band dimostrano di aver ben appreso le lezioni di George Lynch, prendendo dal suo personale “rifframa” diversi spunti. I solos sono ben suonati, tecnicamente ineccepibili e di buon gusto sia nella scelta dei suoni che in quella delle note.
Con la quarta traccia i nostri cuori da vecchi defender si sciolgono.
La voce di Trowbridge danza e si abbraccia con quella altrettanto incantevole di Sue Willest (Dante Fox) nella splendida ballata “The Last To know”. Un brano esplicativo sulla cura maniacale delle linee vocali e degli arrangiamenti dell’intero “Vertigo”.
La legge non scritta dei dischi rock, impone che dopo una ballata l’ascoltatore debba ricevere un iniezione d’energia. Ecco arrivare come una scossa “Promises”. I nostri melodic rocker si lanciano con palpabile entusiasmo in un brano che ricorda i Magnum ed i Survivor. Anche questa volta il brano scorre senza nessuna sorpresa (un limite od una cosa positiva? ), composto e suonato come un compito assegnato ad uno studente diligente. Ottimi suoni, grande prova del singer, bel ritornello.
I Tara’s Secret iniziano a questo punto a diventare antipatici, somigliando sempre più all’amica che non ha mai un capello fuori posto, o all’amico che ha sempre le donne più belle e a scuola prendeva sempre il massimo dei voti.
Proseguendo incuranti dell’altrui invidia, i nostri ci deliziano prima con la title track (buon brano con splendidi cori) e poi con “One More Chance”, quasi una prova di bravura per il singer, che ci culla letteralmente con la sua caldissima voce, in un arrangiamento stupendo nel quale fa capolino anche un romantico violino.
Ricordate la “ legge ” sopra citata? Ecco allora “My Reward” ,un pezzo galvanizzante con un cantato più aggressivo e riff ancora un volta “ lynchiani ”.
Sprizza positività, voglia di cantare e ballare la successiva “Shake What Your Mama Gave Ya!” , contraddistinta dal secondo duetto vocale del disco. Il brano sembra partorito da un ritrovato Giovanni Bongiovanni e la cosa non ci stupisce affatto. Adrian Marx (il guest singer), proveniente direttamente dalle Midlands inglesi, oltre a proporci i suoi brani originali, suona da anni in un più che convincente tributo a Bon Jovi.
“Homeland” a dispetto di un inizio decisamente Queensryche oriented, si apre improvvisamente a melodie aliene al disco. Il brano, influenzato dal già citato autore di “Slippery When Wet” e da, udite udite, Bruce Springesteen, ci propone infatti melodie che attingono tanto dall’AOR quanto dal folk statunitense.
Siamo ormai quasi alla fine di questo piacevole lavoro e i Tara’s Secret terminano di esporre la loro “tesi sul rock melodico” citando prima i Whitesnake (nella traccia “GTBR “) e poi, a sorpresa, i Maiden del periodo Blaze “caproespiatorio” Bayley con l’ultimo brano “Wildest Dream”, dove Trowbridge fornisce forse la prova meno convincente dell’intero disco, probabilmente nel tentativo di renderla più aggressiva e confacente all’impronta più heavy del brano in questione.
Terminato l’ascolto del disco il desiderio di riascoltarlo è davvero forte.
Non è questo che dovrebbe accadere quando si ascolta “semplicemente un ottimo album” ?
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Line Up:
Johnny Trowbridge – Voce
Richie Beardsley – Chitarra / Voce
Craig Chapman – Chitarra / Tastiere / Voce
Dave Deaville – Basso / Piano / Voce
John “JT” Thomas – Batteria / Voce
Tracklist:
01. Rock ‘n Roll Beauty Queen
02. She’s My Baby
03. Natural High (Rain Of Love)
04. The Last 2 Know (ft Sue Willetts)
05. Promises
06. Vertigo
07. One More Chance
08. My Reward
09. Shake What Your Mamma Gave Ya! (ft Adrian Marx)
10. Homeland
11. GTBR (Bonus)
12. Wildest Dreams (Bonus)