Recensione: Vexilla Regis Prodeunt Inferni
«Vexilla regis prodeunt inferni
verso di noi; però dinanzi mira»,
disse ‘l maestro mio «se tu ‘l discerni»
(Inferno, canto XXXIV, versi 1-3)
Il tema o meglio il soggetto trattato dai messicani VRPI, cioè Satana, non si può dire che sia una novità nell’ambito del metal estremo. Anzi, a trent’anni e passa da “Welcome To Hell” (1981) dei Venom, la storia sa di trito e ritrito. In più, l’argomento non spaventa più nessuno e non appare nemmeno lontanamente anticonformista. A furia di film, fumetti e letteratura horror nonché produzioni discografiche in tema, il Principe delle Tenebre non appare così brutto come si dipinge, insomma.
Non per i VRPI, però, che ci mettono un piglio davvero (musicalmente) cattivo, nella loro proposta. Un piglio maledettamente serio che si evidenzia nella copertina, nei testi, in certi inserti ambient agghiaccianti e, ovviamente, in uno stile follemente deviato; marcio e puzzolente di zolfo lontano un miglio. La devozione al Maligno, insomma, è totale e si può rinvenire in tutte le sue forme in ogni nota di “Vexilla Regis Prodeunt Inferni”, debut-album di una carriera iniziata quattro anni fa e comprendente, oltre a questo lavoro, soltanto un demo registrato nel 2011 (“Demo 2011”).
Attenzione, tuttavia, a non farsi fuorviare dalle apparenze e quindi a pensare a una band messa assieme per un’insana attitudine retrò; magari tecnicamente rozza e involuta o, peggio, incapace di reggere la strumentazione. I Nostri, pur amando all’inverosimile le putride sonorità dell’old school death metal, si dimostrano un quintetto compatto, in grado di disegnare con sicurezza il proprio marchio di fabbrica senza indecisioni di sorta. L’intervallo compreso fra la blasfema e paurosa “Serpent’s Council” e la semi–suite “Necropolis Rising” è composto di segmenti stilisticamente omogenei e, soprattutto, coerenti fra loro; in modo da dare al platter una forza tremenda, belluina. Rubens Nergal, il vocalist, già dal war-name fa capire che il death è alla base di tutto, per lui e i suoi compagni. Quindi, restando fedele alla tradizione, la sua ugola ha un tono stentoreo caratteristico di gente come Nergal, appunto, o Peter dei Vader; preferendo cioè un approccio fisicamente massiccio ma intelligibile invece di certi ‘lavandinici’ growling. Mettendo insieme con lui due asce infuocate come quelle di Santiago Alcocer e Jesus Inukai, capaci di macinare a tappeto tonnellate di riff deteriorati legati assieme da soli rapidi e laceranti, un basso rombante come quello di Angs Balandran e una batteria (Daniel Sánchez) terremotante che non disdegna di scatenarsi in violentissimi blast-beats, ecco che prende forma un sound in pratica perfetto nella sua rivisitazione del death metal di fine anni ’80, inizi anni ’90.
Come tutte le operazioni di questo genere, comprese le migliori, non manca la sussistenza del peccato originale che si chiama mancanza di originalità. Il dilemma è il solito: o si resta fedeli alla linea sino alla morte, o si contamina l’ortodossia con qualche eresia progressista. Difficile, a parere di chi scrive, che si riesca ad azzeccare una giusta via di mezzo. Meglio, allora, comportarsi come il combo di Irapuato, lasciando da parte ogni velleità evoluzionista per concentrarsi sulla migliore devozione possibile ai Miti. Il che, da un certo punto di vista, si rivela una mossa vincente, giacché “Vexilla Regis Prodeunt Inferni” è così pregno di riferimenti al passato e, anche, al black metal primigenio, che – anche dopo numerosi ascolti – c’è sempre qualcosa da mettere in rilievo, allontanando di conseguenza noia e ripetitività.
Non rimane che consigliare “Vexilla Regis Prodeunt Inferni” a tutti gli amanti del death metal. Indistintamente. I VRPI, difatti, possono accontentare tutti. Sia gli integralisti, sia quelli che – pur camminando a fianco dell’accrescimento culturale – non dimenticano le proprie origini.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce
01. Serpent’s Council 2:27
02. Ceremony Of The Impure 4:47
03. Towards Battlefields 5:24
04. Ravenous Apocalyptic Raids 0:49
05. Purification By The Sword 4:14
06. Leviathan’s Coronation 6:22
07. Nine Kingdoms 5:34
08. Hunting And Sacrifice 4:50
09. Necropolis Rising 6:56
Durata 41 min.
Formazione
Rubens Nergal – Voce
Santiago Alcocer – Chitarra
Jesus Inukai – Chitarra
Angs Balandran – Basso
Daniel Sánchez – Batteria