Recensione: VI
Paolo Catena non è personaggio imbrigliabile dentro determinati canoni artistici. La sua vena creativa gli impone di spaziare lungo l’intero scibile musicale ma allo stesso modo spiazzare, così come accaduto più volte nel suo passato illustre, attraverso i vari moniker adottati di volta in volta.
VI, oggetto della recensione, pubblicato in soli 50 esemplari in edizione limited, è disco anomalo, in quanto realizzato con l’intento, da parte degli autori (Paolo Catena aka Mr. Cat e Lola Sprint, che ne hanno autografato ogni singola copia) di dare luce a dei brani che semplicemente meritavano di essere diffusi, ma tendenzialmente slegati fra loro. Ben ventitré sono le tracce racchiuse in 75 minuti di musica griffati P.C. Translate, registrate fra il 2003 e il 2009 presso gli studi personali dei due proprietari. Dopo la morte artistica di Paul Chain, avvenuta nell’aprile del 2003, con la conseguente distruzione fisica di tutto quanto legato a quel personaggio, quindi vestiti di scena, dischi, foto, flyer, strumentazione, Catena creò gli AV Lolacat Studios e iniziò a scrivere musica, prevalentemente in compagnia del batterista Billy Vichy, uno dal curriculum lungo così molto noto nell’ambiente fusion delle Marche. A cavallo di quegli anni Cat e Lola diedero vita alla Tra Bla Records, un’etichetta indipendente dall’allure punk hardcore (va ricordato che Paolo a inizio carriera era un punk a tutti gli effetti) che rigorosamente lavora in regime di autoproduzione. Non a caso, infatti, VI esce griffato dalla label sopraccitata.
Il Cd, a differenza di altri lavori a firma P.C., decisamente ostici per chi per forza di cose si è forgiato l’orecchio con i Death SS per poi continuare con il Violet Theatre e Paul Chain solista, sa regalare benefiche sventagliate di chitare elettriche, delle quali non se ne ha mai abbastanza su queste pagine web a sfondo nero.
Accanto a momenti sperimentali, o d’avanguardia, come si diceva una volta, convivono spunti che incontreranno i favori dei die hard fan del Doom, anche perché, diciamocela tutta, il suono malato della chitarra di Chain permane unico al mondo, c’è poco da fare. E proprio da questo si viene investiti beneficamente lungo la strumentale “Ten Years (Short Version)”, foriera di quel sublime tocco cavernoso, che inevitabilmente riporta a qualche decennio fa, quando nell’empireo di Catena il cimitero e la polvere ne dettavano le regole. Sempre per rimanere in tema, da segnalare l’ascia zanzarosissima e da veri brividi utilizzata in “The Escape”, altro brano di sicuro appeal per la platea di cui sopra. Intrigante pure “Loma”, vicinissima a quanto fatto da un altro Signore delle tenebre quale Antonio Bartoccetti (Jacula, Antonius Rex) e, a chiudere la parentesi “nera”, ci pensa la sepolcrale “Infinity (Three Parts)” con azzeccati inserti vocali di Lola Sprint.
Il resto è quanto di più piacevole si possa ascoltare mentre si è alla guida, seppur concedendosi qualche brivido, magari percorrendo delle strade che offrono un bel panorama italiano, non di certo mentre si è bloccati in coda a Masone, Borgo Panigale o sulla Salerno Reggio Calabria. Si passa da momenti ariosi quali “T.S. (Le Ro)” al gelo fornito da “Bipolar”, canzone inquietante degna della colonna sonora di un thriller con i controcolleoni. Musica liquida mista a situazioni più sperimentali che rimandano alla carriera precedente di Catena (Violet Theatre, Paul Chain), vedasi traccia numero 16, “T.S. Fusion” declinata poco dopo nella sua accezione Metal “T.S. (Metal)”, alla posizione 19. Da segnalare, poi, la straniante “Latin Sound”, altro fulgido esempio di creatività.
In conclusione, come specificato all’inizio di questo scritto, VI si rivela disco dalle molteplici sfaccettature e Mr. Cat artista in grado stupire, come sempre. Disegno di copertina intitolato Lola and Translate a firma Paolo Catena, ça va sans dire.
Stefano “Steven Rich” Ricetti