Recensione: Vice, Suffering and Destruction
Ottimo ritorno per uno dei tanti boccioli della serra francese che, più prolifica che mai, sembra non sbagliare un colpo; un nome nuovo per il sottoscritto ma non per la storia che invece ne ricorda la nascita nel 1998. Dopo un’onorata gavetta tra demo e split, finalmente arriva il 2003 e la pubblicazione di Satanik Terrorism, il cui titolo è già un manifesto ideologico.
Haemoth è il mezzo di propaganda di un pensiero che predica la rovina della razza umana, contemplando qualsiasi azione a livello fisico o psicologico che porti alla blasfemia, al declino ed alla sofferenza. Pertanto, il leader ed il suo batterista Syht cercano di progredire viaggiando nel solco già tracciato dall’esordio e richiamando gli stilemi grafici improntati in precedenza: tinte tetre che contemplano solo sfumature del grigio, il nero, il bianco, ed una cover che nell’idea creativa assomiglia in più di un punto al full lenght d’esordio.
Efficace la busta, altrettanto il messaggio in musica, un degno braccio armato per raggiungere la morte interiore quale inevitabile passo per unirsi al maligno. Black metal feroce e raggelante, che vede nel trittico centrale che dà il nome al disco, “Vice” – ”Suffering” – “Destuction”, gli episodi di maggior lustro, grondanti di rabbia ferale, atmosfera morbosa, ed un’aura satanica da possessione demoniaca.
Prepotente ed imponente, spicca il livello non del tutto comune della produzione, visto e considerato che è pur sempre un disco black underground: chiara, potente ed acidamente grezza, ottima sia per le accelerazioni che per momenti rallentati. Un tassello imprescindibile per il risultato, sfruttato con maestria e che lega indissolubilmente composizioni e sonorità, facendone una la fortuna dell’altra.
Vice, Device & Destruction è un fumo cupo e persistente, dalle sembianze malvagie ed odore fetido, esalato dallo scream lacerante e caustico che estremizza alcuni frangenti più lancinanti. Un feeling deciso, che sale in cattedra dai primi secondi e non lascia il timone nemmeno per un istante, tra riff lanciati ed altri quasi heavy, passaggi potenti ed alcuni di impostazione più atmosferica. Melodie subdole nei frangenti rallentati, ombrosi e demoniaci, sferzati bruscamente da folate elettriche simili ad un vento gelido che batte un terreno brullo; un’anima bastarda, maligna che imperversa su una landa deserta con rasoiate mortali.
Potranno rigirarsi nella cripta i due satanassi che si manifestano con questo progetto, ma la parola “piacevole” è tra quelle che meglio calza a questo lavoro, anche se apparentemente stonata nel contesto. Tanta è la facilità di ascolto che sa regalare, tanta è la forza espressiva senza mai dimenticare odio e perversione; una sensazione di appagamento costante ad ogni tornata, facilmente reiterabile senza che ne cali l’efficacia, a dimostrare che la rabbia sprigionata non è fittizia ma reale e sostanziosa.
Grandioso l’omaggio finale ad una bagnarola storica in bacino di carenaggio creativo, della quale si parla sempre più spesso per i rumors piuttosto che per la bontà musicale recente: i Gorgoroth. Ottima la cover di “Crushing the Scepter”, ripescata dall’epocale Pentagram del 1994, un colpo finale degno di ogni onore.
Ancora una volta un pezzo da novanta francese e pensare che una volta la scena transalpina era schernita.
Tracklist
01. Abomination
02. From The Fucking Evangelik Hatred
03. Human Being (This Pathetik Worm)
04. Vice
05. Suffering
06. Destruction
07. Sadistik Manifest
08. Descent / (C.T.S.)