Recensione: Vicious Mary
Finalmente anche una label prestigiosa come la Frontiers records decide di puntare sulle band italiane, ed era pure ora!!! E si, era strano che l’etichetta partenopea, dopo anni ed anni spesi a divulgare il verbo del metallo nobile per eccellenza, non avesse mai deciso di puntare le sue attenzioni su una band nostrana, decentrando tutti i propri sforzi, e non solo commerciali, nel portare alla ribalta un buon numero di giovani act d’oltre oceano, lasciando quell’amaro in bocca a chi come il sottoscritto vive per l’hard’n’heavy di casa nostra. Beh, ad essere proprio sinceri, diciamo che in giro per la nostra amata penisola, di band dedite a certe sonorità, non ce ne sono poi tante, e di quelle poche, nessuna ha mai dimostrato la professionalità e la caratura artistica degne di nota, caratteristiche che l’etichetta napoletana ha da sempre cercato in una band da lanciare verso il successo.
Ma come capita di sovente, ecco che a riempire questa lacuna ci hanno pensato i Vicious Mary, ennesimo super gruppo pronto a scalare prepotentemente le classifiche di gradimento di migliaia di metal kids italiani e non solo. Giuro che era dall’uscita di “Help me out” dei padovani LA rox, che non ascoltavo un disco di class metal americano della portata di questo splendido debutto, anche se, è bene precisarlo, i Vicious Mary rispetto alla band del buon Matt Tristano, prediligono un approccio molto più mediato e melodico in cui i tappeti sonori creati dal tastierista della band, hanno una valenza molto rilevante .
Un album come dicevamo, partorito da un manipolo di ottimi musicisti fra cui è ben ricordare l‘apporto dello stimato vocalist Terence Holler e del tastierista Sean Anderson entrambi membri degli Eldritch, dei chitarristi Nick “BB” Savio (White Skull) e Matt Ruaro (Maya) nonché del produttore, qui in vesti anche di bassista, Luigi Stefanini . Dieci brani che si muovono su ottimi binari sonori fra melodie mai troppo scontate o mielose, e momenti più elettrici in cui le chitarre della coppia Ruaro/Savio disegnano ambientazioni sonore molto frizzanti ed energetiche che hanno se non altro il merito di riportare vivo il ricordo delle gesta di band, oggetto oramai solo di vecchi ricordi, come Extreme, Mr Big o Winger, come è ben evidenziato nella track d’apertura “Love or hate” o nella dirompente “The call”, due brani giocati fra fiammeggianti accelerazioni chitarristiche alle quali fanno da contr’altare delle linee vocali veramente degne di nota da parte di un Terence Holler veramente in stato di grazia.
Gli Eldritch del capolavoro “Headquake” sembrano rivivere sulle note della splendida e delicata “Cry for you”, mentre le sonorità pompose di “I’ll be there for you”, con i suoi cori ultra catchy, segna un’ulteriore salto di qualità verso lidi compositivi in passato di competenza solo delle grandi band nord europee, Bed Habit e Zeno per intenderci.
Se “E.L.I.S.A.” è un classico esempio di come la classe di un certo hard melodico ben si sposa con l’aggressività degna dei maestri sopra citati,”Kaysage”, ma soprattutto “Million words”, danno ampia dimostrazione di una band che no finisce mai di stupire, e che soprattutto convince brano dopo brano, mettendo in evidenza una buona coesione, anche se com’è facile immaginare dalle distanze che separano i vari musicisti, avranno suonato ben poco insieme, ma se come dice il vecchio detto “l’unione fa la forza”, beh i Vicious Mary hanno fatto di virtù necessità, dando ampio sfoggio a tutto l’estro in possesso dai singoli musicisti chiamati in causa, che hanno vita ad un album che potrà far parlare di se per molto, tanto tempo. Speriamo solo che il disco in questione non sia solo un episodio isolato, e che i nostri possano ritornare ad offrirci ancora la loro classe, ora però tocca a voi decidere se sono o meno degni della vostra attenzione, che dite?