Recensione: Vid Helvetets Grindar

Di Daniele D'Adamo - 8 Settembre 2009 - 0:00
Vid Helvetets Grindar
Band: Afgrund
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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78

Incredibile fucina di bands che coprono praticamente di tutti i generi, la Svezia, stavolta, è patria degli Afgrund che, a dire il vero in modo desueto per la nazione stessa, macinano un furibondo GrindCore dai rigidi dettami imposti dai più noti alfieri delle terre anglofone, madri del GrindCore stesso.

Pur essendoci, per il genere di cui sopra, più di una definizione, senza dilungarsi in sterili considerazioni si può affermare che il trio svedese (Andreas Baier, chitarra e voce; Enrico Marchiori, basso; Panu Posti, batteria) ami dilettarsi a forgiare un Death Metal estremo, con brani della durata tipica del Punk.
Trio svedese che, dopo l’esordio con Svarta Dagar nel 2007, si ripropone ora con Vid Helvetets Grindar, full-lenght composto da 15 canzoni spesso brevissime, in parte scritte in inglese, in parte nell’impronunciabile lingua natia.

In ogni caso, a prescindere da classificazioni varie, il gruppo sciorina quello che può benissimo definirsi un totale massacro sonoro.
La velocità è da spavento: i blast-beats si susseguono incessanti, portando all’eccesso i bpm in tutte le canzoni; la chitarra trita senza soluzione di continuità tutto ciò che le arriva a tiro, con “riffoni” che fanno vibrare le ossa; il basso segue la sei corde nel formare una impenetrabile muraglia di suono; il cantante si getta nell’isteria più totale alternando growl e scream.

Nonostante la velocità parossistica, la band riesce incredibilmente a mantenere nitido e pulito (sic!) il proprio sound, certamente aiutata in ciò dalla produzione, non scadendo quindi nel caos primordiale, ma anzi garantendo la possibilità di discernere i vari strumenti, con particolar riguardo alle linee vocali che, a dispetto di quello che accade spesso e volentieri nel genere, sono chiare e ben presenti.

Per quanto riguarda il songwriting, appare anch’esso accurato, con la netta sensazione che poco o niente sia lasciato al caso: per districarsi dalla fittissima ragnatela elaborata dal terzetto occorrono parecchi ascolti, ma alla fine emerge la personalità del gruppo e la relativa consistenza, che si mantiene invariata e ben evidente lungo il susseguirsi dei pezzi.

Ironia della sorte, A Future Europe In Flames apre le danze del CD a velocità ridotta, se non per accelerare irresistibilmente dopo una manciata di secondi.
Ovviamente, non pare il caso di descrivere minuziosamente l’album canzone per canzone, non per altro per la già menzionata continuità stilistica e per non peccare pertanto di prolissità.
Comunque, da apprezzarsi i cambi di tempo dell’”impossibile” Forbrukningsartikel, la completa macellazione dei timpani operata da Inevitable Environmental Collapse, il vertiginoso pathos di T(h)rash Vortex, il lentissimo finale di The Empire, la “lunga” e tenebrosa The Great Cover-Up Apocalypse, l’unico sprazzo melodico di Maskin-Manniska.

Concludendo, occorre sottolineare che gli Afgrund non hanno inventato nulla di nuovo. Parimenti, quel che fanno, lo fanno bene. Quindi, Vid Helvetets Grindar non può mancare nella discografia dell’appassionato, ma può anche essere apprezzato da chi volesse, una volta ogni tanto, arrivare sino ai limiti più estremi del Metal.

Daniele “dani66” D’Adamo.

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Tracklist:

1. A Future Europe In Flames 02:23
2. Noone Give A Fuck Anymore 01:03
3. A Burning Cross On Your Perfect Lawn 01:18
4. Forbrukningsartikel 01:09
5. Inevitable Environmental Collapse 01:28
6. Klinisk Digital Kyla 01:48
7. T(h)rash Vortex 02:04
8. Borja Fran Noll 01:18
9. The Empire 02:15
10. Kuken Som Vapen 01:34
11. The Great Cover-Up Apocalypse 03:32
12. Maskin-Manniska 02:07
13. Karnvapenbestyckad 02:30
14. Death Lovers 01:07
15. Loneslavar Ala Tillbaka 01:41
 

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