Recensione: Video

Di Fabio Vellata - 16 Ottobre 2024 - 8:00
Video
82

Con “Video”, gli svedesi Fans of the Dark inquadrano un album veramente gradevole.
Terzo capitolo in una discografia partita con l’omonimo del 2021, riprende, ampliandoli in modo migliorativo, alcuni del temi portanti cari al gruppo.
Tutto ruota essenzialmente attorno a due – tre argomenti principali: gli anni ottanta, i film horror e lo spirito genuino e semplice tipico dell’età adolescenziale.
Per metterli in musica, il batterista e fondatore Freddie Allen assieme ai suoi compagni sceglie di percorrere una strada ancora più familiare delle precedenti.
Tutto viene scolpito da un buon melodic rock dalle fortissime declinazioni AOR, in cui gli eighties non rimangono sullo sfondo come banale suggestione, ma vengono piuttosto saccheggiati e reinterpretati con esiti talora molto fascinosi.

L’album, infatti, fa della scorrevolezza il proprio punto di forza assoluto. Le canzoni, a partire dalla accattivante e colorata “Meet me on the Corner“, beneficiano di uno stile decisamente ammorbidito e radiofonico. Non per questo molliccio o banale. Anzi, l’immediatezza e l’easy listening che ammantano le note rendono “Video” un’esperienza piacevole sin dal primo ascolto.
C’è oltretutto, un che di estremamente romantico e quasi nostalgico. Del resto, come sostenuto dallo stesso Freddie nella nostra recente intervista, la nostalgia è un sentimento alquanto potente che accompagna per tutta la vita. E quando presa come spunto per rivisitare momenti che sono stati gradevoli, può risultare persino attraente ancorché intrisa di malinconia.
Un’idea insomma, non proprio banale che si riverbera in brani dalla formula consolidata in cui i ritornelli sono, per tradizione, un elemento cardine.
La già citata, divertentissima “Meet me on the Corner” e la successiva “Let’s go rent a Video”, assieme a “The Wall” e “The Dagger of Tunis” sono esempi che spiegano meglio di qualsiasi chiacchiera.
Episodio a parte, “Tomorrow is another Day” rappresenta uno degli apici del disco per vivacità emotiva e strumentale (grande assolo del chitarrista Oscar Bromwall). Viene facile pensarla in un contesto live, sebbene il gruppo non sia particolarmente interessato ad una intensa attività sui palchi.
Un peccato, detto per inciso: considerate le doti vocali del singer Alex Falk ed in generale la bravura di tutti i musicisti, sarebbe stato interessante sperimentare le loro canzoni anche dal vivo.

Miglior disco dei tre realizzati sinora. È l’opinione che ci siamo fatti dopo aver ascoltato un po’ di volte “Video“.
Un approccio che coniuga tematiche romantiche e fantasy con suoni dal richiamo anni ottanta, il basamento di in un album colorato ed accattivante.

Nei big eighties la loro proposta sarebbe stata mainstream, oggi parliamo di puro e semplice underground. Per tutti i nostalgici, comunque una realtà molto interessante verso cui rivolgere un po’ d’attenzione.

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