Recensione: View To a Thrill
Stephen Pearcy torna con il suo quinto album solista “View to a Thrill” e sebbene l’ex cantante dei Ratt sia uscito da tempo immemore dal giro che conta, ritrovare la sua voce nasale dopo anni in cui si sentiva parlare di lui solo sul sito di gossip Blabbermouth.com per diatribe legali con gli ex membri dei Ratt o per aver bevuto troppo ed essere stato arrestato dopo una rissa, e’ una piacevole e gradita sorpresa.
Pearcy è come un amico di vecchia data che non si vede da anni e di cui si prova un certo imbarazzo, dal momento che guida ancora l’Alfa Sud rosso sportiva piena di amuleti porta fortuna sul cruscotto e, incurante degli anni passati dai mitici eighties ancora si veste con la camicia hawaiana sbottonata sul petto e i capelli tirati indietro da tonnellate di gel.
Dopo i convenevoli di rito Pearcy abbassa il piede sull’acceleratore ed ecco che parte “U Only Live Twice”: subito ci ritroviamo ad ammirare il Sunset Strip dal finestrino nel suo splendore con un ritornello molto accattivante ed una voce, sempre riconoscibile, che ci riporta indietro ai tempi dell’esordio dei Ratt, quando l’edonismo regnava sovrano a Los Angeles. Le similitudini con la band madre sono cosi’ evidenti e sfacciate che sembra proprio di ascoltare un nuovo lavoro del gruppo capitanato da Warren De Martini.
E questo non e’affatto un male. D’altronde i Topi sono anni che non pubblicano un disco (l’ultimo “Infestation” e’ del 2010) e quindi ascoltare brani catchy e dalle melodie graffianti come nella scoppiettante “Malibu” o nella ballabile “Double Shot” è un vero viaggio sulla macchina del tempo, quando un manipolo di band agghindate da donne lascive come Poison, Cinderella, Mötley Crüe e Ratt comandavano la scena di LA.
Tempo fa guardavo un interessante documentario sulla scena glam anni ottanta e proprio Stephen Pearcy raccontava un simpatico aneddoto su come i Ratt una volta come gruppo spalla si trovarono i Metallica ad inizio carriera e di come sghignazzassero alle loro spalle dicendo “Ma questi dove vanno?”
Ed invece tempo due anni la situazione era completamente capovolta.
Questo per dire che è vero che i Ratt furono una meteora nel firmamento hard rock anni ottanta, ma che comunque dischi del calibro di “Invasion of Your Privacy” e “Out in The Cellar” sono rimasti scolpiti nei cuori di ogni metallaro degno di questo nome.
Magari qualcuno potrà storcere la bocca nel sentire su questo nuovo album solista di Stephen una formula copiata pari pari dai Ratt, ma in fin dei conti risulta piacevole e paradossalmente anche fresca nei suoni moderni.
Proseguendo nell’ascolto ci si imbatte in piccole gemme hard rock come la ruffiana e irresistibile “Dangerous Thing” o la maliziosa “I’m a Ratt” (una vera dichiarazione di intenti) per finire poi con il pezzo piu’pesante del lotto, la dinamitarda “From The Inside“.
Ancora una volta Frontiers si è dimostrata attenta nel saper scegliere un album, che seppur non farà gridare al capolavoro, è un buon esempio di hard rock suonato con perizia e convinzione da un artista che ha ancora diverse frecce al proprio arco.
Il viaggio in macchina con il buon Pearcy è terminato, ma siamo sicuri di rivederlo presto…stando sempre attenti a non farci notare in giro con lui…