Recensione: Vile Vicious and Victorious

Di Alessandro Di Clemente - 28 Aprile 2004 - 0:00
Vile Vicious and Victorious
Band: Vicious
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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67

Interessante debutto per questa thrash/death band svedese.
Dopo l’esplosione del genere di un paio d’anni fa (oltre ai soliti nomi, nacquero bands “minori” come Construcdead, Hatesphere e side-projects: Terror 2000, The Defaced, Dimension Zero, ecc… ), grazie al quale si stava assistendo al rinvigorimento di una scena che aveva detto molto anni addietro, ultimamente prodotti di qualità cominciavano a scarseggiare: i Dimension Zero uscendo con “This Is Hell” hanno commesso un mezzo passo falso, così come “One Kill Wonder” dei The Haunted non aveva convinto tanto quanto l’ottimo “The Haunted Made Me Do It”.
Complice anche l’esplosione della scena metalcore americana che aveva optato per suoni swedish (un esempio su tutti l’ultima release dei Darkest Hour: “Hidden Hands Of A Sadist Nation”, una bomba di potenza e violenza come solo i vecchi At The Gates, dei quali gli americani sono debitori, sapevano creare), la scena svedese di thrash/death melodico era in crisi.
Alla luce di questi fatti e speranzosi che i nuovi lavori di prossima uscita di Hatesphere e The Haunted siano notevoli, ci possiamo sollazzare con questi Vocious (ex-Rage Anthem ed ex-Wargasm).
Di chiara ispirazione “At The Gates-iana”, ma più spostati verso un approccio ‘core’ al genere (esattamente come gli Hatesphere e i The Haunted), riescono a subire il fascino, in alcuni intermezzi, dei primi In Flames (quelli con Stanne alla voce, Lunar Strain per intenderci) e dei primi Dark Tranquillity.
Ma vi sono anche esplicite dimostrazioni d’amore nei confronti della scena americana: Death e Testament su tutti. Ad esempio ritroviamo i Death di “Scream Bloody Gore”  in “Life Corrupted” (più che un’influenza mi sembra un chiaro omaggio al combo Floridiano).
Una buona band, non originale, ma con delle discrete doti di arrangiamento: i nostri  riescono bene a miscelare i vari aspetti musicali a loro più congeniali; i ragazzi sanno suonare e sanno sprigionare quella potenza e rozzezza che contraddistingue il genere proposto, sapendo anche essere tecnici quanto basta nei bridges melodici.
In alcuni frangenti, purtroppo (problema generale del thrash/death made in sweden) il tutto non sa di già sentito ma sembra una vera scopiazzatura di un qualcosa di già edito.
Fortunatamente le sorti dell’album si risollevano quando i cinque musicisti si inventano riffs trita-orecchie (“Boots Of Led” e “A Vicious Mind” su tutte).
Poco mi convincono il lavoro solistico delle chitarre (evitabili alcuni solos davvero brutti, scontati, suonati male, si sentono perfino le “cilecche” e le leggere uscite fuori tempo riprese furbescamente) e quello della batteria, sempre troppo ancorata a certi stilemi triti e ritriti (non siamo di fronte ad un nuovo Peter Wildoer o un Henry Ranta).
Complessivamente un album degno di essere acquistato, consigliato vivamente ai fans del genere, non fosse altro che per la sua funzione di palliativo in attesa di bands di altra caratura.


Tracklist:

1. Beast
2. Trigger Needs Some Action
3. High On Fire
4. Deadicate
5. Life Corrupted
6. Deathrash
7. Boots Of Led
8. A Vicous Mind
9. The Feeder Of Evil

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