Recensione: Violent New Breed
Ricordate Randy Piper, compagno di avventure d’infanzia di un certo Blackie Lawless sia ai tempi dei Sister che nei primi due devastanti album dei W.A.S.P.? Oggi il chitarrista americano è di nuovo in pista con il disco dei suoi Animal (prima di una delle tante citazioni più o meno velate al mondo W.A.S.P.) per tentare di prendersi un po’ della gloria che, a parer suo, si è sempre meritato ma non è mai riuscito a ottenere, offuscato dalle figure non certo indifferenti di Blackie e Chris Holmes.
Non si può convivere per tanti anni fianco a fianco della mente di una delle band più irriverenti e devastanti degli anni ‘80 e pensare di uscirne indenni, e infatti più di un brano del lotto in questione (vedi per esempio Morning After) mostra sfaccettature degne dei W.A.S.P. del nuovo millennio, soprattutto nelle linee vocali – che non mancano di ricordare da vicino il leader della band angelina – e le citazioni di un mondo animalesco e irriverente che proprio nei pervertiti californiani ha trovato i suoi massimi esponenti (vedi Hellchild). Quello che cambia è il gusto più classico e melodico di Piper rispetto ai soli tutti groove e attitudine della coppia Lawless/Holmes, tratto distintivo che però più di una volta cede il passo a sterzate decisamente contemporanee, in pienissima scuola americana come in Hey You (no, assolutamente niente a che vedere con i Quireboys) o nell’altrettanto (permettetemi di dire “terribile”) Animal in Me.
Da questa doppia natura esce un disco sufficiente ma non oltre, che all’orecchio di chi scrive mette in mostra tre modi di differente di intendere questo hard’n’heavy/heavy rock abbastanza fuori dagli schemi classici. Il primo paga dazio ai W.A.S.P.; il secondo si spinge verso territori moderni e alternativi, e infine uno un pochino più personale, che ci regala le cose migliori del lotto come Eye of the Storm o la ballad Turn and Walk Away, brani capaci di coniugare abbastanza bene l’hard’n’heavy scuola LA con i tempi che corrono.
Questo è l’aspetto che più di tutti si fa apprezzare, vuoi perché è quello che mostra più personalità e vuoi perché, diciamocelo, il tentativo di imitare la produzione di Lawless mette in luce un divario qualitativo davvero ampio tra le due proposte. Si spera quindi un proseguo che percorra questa terza direzione, anche se stando a quanto questo Violent new Breed mette in mostra, sinceramente non si vede la possibilità di ampi miglioramenti.
Tracklist:
01. Violent New Breed
02. Morning After
03. Hey You
04. Eye of the Storm
05. Turn and Walk Away
06. Animal in Me
07. Hellchild
08. Salt
09. In the Mirror
10. B.O.O.M.
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini