Recensione: Visions
Una lunga carriera alle spalle, ben ventidue anni di fiera militanza nella scena hard, frontman di band gloriose (Elegy, Consortium Project, Vengeance), apprezzato vocalist in opere di grandi artisti (Ayreon, Misha Calvin, Andrè Andersen) e soprattutto eccellente interprete in possesso di una voce carica di personalità e fascino.
Un curriculum davvero di tutto rispetto per Ian Parry, arricchito recentemente da questa nuova prova solista utile per calcare nuovamente le scene dopo qualche tempo di oblio e buona soprattutto per tornare a far circolare il proprio nome su di un cd come non accadeva da un cospicuo numero di anni.
Album di questo tipo, i cosiddetti solo project, solitamente procedono verso due direzioni ben definite: la prima, la più comune, porta verso il “dischetto” di routine, che nulla aggiunge alla carriera di un artista e semplicemente si offre come compendio della proposta abituale dello stesso, un lavoro che può piacere ma che non supera mai la soglia dell’”interessante ma c’è di meglio”; la seconda, un po’ più rara e difficile da reperire, si configura come un tentativo di porsi nei confronti della propria arte in modo differente, con uno spirito magari rinnovato, che, percorrendo sentieri già battuti, sia in grado di svilupparsi in direzioni che possano conferire maggiore freschezza e vitalità al proprio stile.
Quale delle due per il buon Parry?
A prima vista si direbbe un po’ dell’una e un po’ dell’altra, la proverbiale via di mezzo insomma.
Il background personale del singer olandese, costituito principalmente da un hard rock percorso da venature classicheggianti ed inframmezzato da stacchi progressivi ad ampio respiro, risulta infatti molto ben presente e percepibile, tuttavia sono da notare anche interessanti tentativi di “ammodernamento” ed aperture verso nuove soluzioni e tipi di sonorità : non sembra peregrino definire il sound creato in “Visions”, come leggermente “commerciale” e di facile presa.
Questa definizione non causi tuttavia sussulti di sdegno o moti di stupore eccessivo.
In effetti le undici tracce regalano attimi di easy listening piuttosto chiari ed evidenti, ma va comunque sottolineata la grande cura con cui ogni singolo brano è stato confezionato e conseguentemente offerto all’uditorio, nonché la superiore qualità del songwriting che emerge dopo qualche attento ascolto come gemma grezza ed incontaminata, oltre all’innata capacità di graffiare come la migliore tradizione heavy insegna: ritornelli e melodie sì facili e quanto mai ascoltabili, il tutto però sempre costruito e poggiato sulle basi del buon gusto e della raffinatezza ed inserito entro le coordinate di un gustoso e avvolgente hard rock sinfonico di grande impatto e suggestione; il risultato che ne deriva è assolutamente non dozzinale o di basso profilo, bensì godibilissimo e ricco di fascino.
Il raffinato hard rock che scaturisce nel corso del cd ha la propria sublimazione in alcuni episodi davvero degni di nota che meritano opportuna segnalazione.
Tralasciando il primo brano, già di per se esempio di robusta melodia rockettara frammista ad elementi più morbidi ed orecchiabili, è la seconda traccia, “Anything So Easily” a colpire immediatamente per completezza, enfasi e grandi risvolti emotivi. L’incedere battagliero e focoso è sottolineato da chitarre “basse” e ruvide, intercalate da attimi più riflessivi e statici per poi sfociare in un ritornello di grande coinvolgimento e passionalità. I migliori Elegy con qualcosina della grandeur dei Nightwish…
Altri sicuri highlights derivano da “Angels” e “Fallen”, quarta e sesta canzone in scaletta; anche qui vengono amplificate le doti di grande pathos della voce di Ian Parry in melodie solidissime e ricche di carica emozionale non troppo dissimili da quanto proposto in taluni frangenti dal grande Bob Catley e dai Magnum.
L’anima commerciale di cui descritto in precedenza hai poi la propria massima esternazione in “Slip Away”. L’incedere flemmatico e visionario del pezzo reca un flavour di assoluta classe e denota una maestria non comune nella sapiente creazione della linea melodica; plumbea e notturna è al contempo ricca di grande personalità… il paragone con qualche frammento dei maestri ARK è in parte azzardato, ma forse non del tutto fuorviante.
I Nightwish si fanno infine prepotente termine di raffronto nella conclusiva title track. Attenzione però, la classe espressa è sopraffina a tal punto da non far assolutamente pensare a scopiazzamenti di sorta, e la linea portante del brano, sottolineata da interventi chitarristici di grande gusto e puntualità, è davvero piacevole, molto accattivante e diretta pur nella sua durata non certo sostenuta.
Su tutto svetta inoltre la cristallina voce di Parry, un brillante misto tra Bob Catley, Tony Martin e James LaBrie (nelle tonalità più basse), davvero singer di razza troppo spesso dimenticato e messo in secondo piano.
Una riuscita amalgama tra spunti orecchiabili e di pronta assimilazione con elementi tipicamente rock (power in taluni frangenti) e richiami di estrazione vagamente progressiva, legati tra loro per mezzo di una interpretazione vocale di encomiabile validità e bravura. Questo sembra essere Visions dopo una attenta e meditata valutazione.
Ho ascoltato questo cd a lungo, scoprendo in esso insospettabili doti di durata e longevità pur nella sua sostanza immediata e facilmente assimilabile, rilevando la capacità di crescere esponenzialmente ad ogni passaggio e di piacere sempre di più. Ciò che colpisce, oltre alla bontà intrinseca dei pezzi, è proprio la semplicità con cui sorprende e cattura, coinvolgendo grazie a ritornelli solidi ed alla pulizia di melodie piene ed accattivanti.
Una delle migliori sorprese dell’anno senza ombra di dubbio, con un prodotto tanto inatteso quanto ben riuscito e meritevole.
Se a qualcuno di voi capitasse per le mani una copia di Visions non esiti troppo nel dargli almeno un ascolto: piacerà sicuramente e potrà garantire sin da subito una giusta dose di ottime canzoni e belle melodie senza creare alcun disappunto.
Se poi troverete anche il tempo per lasciarlo crescere…
Line Up:
Ian Parry – Voce, Tastiere
Joshua Dutrieux (Elegy) – Piano, Tastiere, Chitarra
Robert Finan (Consorium Project) – Basso
Casey Grillo (Kamelot) – Batteria
Ivar De Graaf (Within Temptation) – Batteria, Back Vocals
Stephan Lill (Vanden Plas) – Chitarra
Andreas Lill (Vanden Plas) – Batteria
Torsten Reichert (Vanden Plas) – Basso
Stefan Weismueller – Tastiere
Alfred van der Zwam – Chitarra
Marcel van der Zwam – Basso
Mario Zapata – Chitarra
Tracklist:
01. Innocent Minds
02. Anything So Easily
03. Fools Don’t Cry
04. Angels
05. (For) Another Day
06. Fallin’
07. Smiley People
08. Slip Away
09. Lovin’ A Stranger
10. No Mans Land
11. Visions