Recensione: Vitriol
Una confezione interessante, un booklet estremamente curato e un artwork davvero intrigante: se è vero che, come recita un vecchio detto, l’abito non fa il monaco, bisogna però riconoscere che a trovarsi davanti a un demo del genere c’è da rimanere allibiti. Se a tutto questo va poi ad aggiungersi una proposta musicale affatto banale, ben strutturata e particolarmente ispirata, allora si può parlare davvero di un ottimo prodotto. Stiamo parlando del primo omonimo lavoro autoprodotto dei Vitriol (sigla che sta per Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem, un vecchio precetto alchimista), gruppo bolognese di recente formazione, pubblicato nel 2009.
La proposta musicale offerta da questi Vitriol si rifà a un progressive metal piuttosto atmosferico, influenzato in alcuni tratti da gruppi del calibro di Dream Theater (sentire gli inserti di tastiera per esempio) oppure Pain of Salvation (come nell’incipit di My Journey). Paragoni sicuramente eccellenti per questa band, anche se bisogna sottolineare come questi cinque emiliani siano senza dubbio riusciti a raggiungere uno stile forse non completamente originale, ma sicuramente personale. Una nota parzialmente negativa arriva dal cantante Gianluca Pappalardo, davvero molto valido nelle tonalità più basse ed espressive, ma abbastanza carente laddove le canzoni richiedano un’interpretazione più aggressiva. Ottimo è invece il lavoro svolto dalla sezione ritmica, composta da Francesco Lombardo al basso (che in questa sede si occupa anche dei campionamenti e delle backing vocals) e da Michele Panepinto alla batteria. Assolutamente pregevole inoltre la prova di Pierangelo Carvello alle tastiere (ottimo sia in quanto a scelta di suoni che in fase di esecuzione) e del chitarrista Alessandro Sanfilippo. Sei sono le tracce che compongono questo Vitriol per una durata complessiva che non supera i quaranta minuti. Brani decisamente interessanti quelli proposti in questo disco, ben suonati, mai prolissi e che ci mostrano una band assolutamente preparata dal punto di vista tecnico. Ottima la qualità di tutte le composizioni: le canzoni risultano infatti assolutamente scorrevoli, senza alcun filler o calo di sorta. L’unico vero e proprio difetto imputabile ai pezzi qui proposti riguarda l’eccessiva omogeneità, che porta le cinque tracce del disco (più un intro strumentale) ad assomigliarsi un po’ troppo. Questa cosa, unita alla sostanziale mancanza di melodie facilmente memorizzabili o di ampio respiro, contribuisce a rendere questo lavoro da un lato abbastanza complesso e assimilabile solamente dopo numerosi ascolti, e dall’altro poco banale e assolutamente longevo nel tempo. Branii del calibro della già citata My Journey, di Never Enough, oppure di The Discent appaiono infatti estremamente sfaccettate e pienamente convincenti, sia a livello di strutture che di contenuti.
Quindi che altro aggiungere? Ci troviamo davanti a un lavoro assolutamente valido, ben suonato e che propone delle idee interessanti. C’è ancora qualche angolo da smussare per quanto riguarda il songwriting, ma sembra davvero il minimo per una band giunta ora alla prima uscita autoprodotta e attiva da poco tempo. Se i Vitriol riusciranno a correggere quelle leggere sbavature che ogni tanto spuntano all’interno delle composizioni e ad accaparrarsi una produzione sicuramente migliore di questa, allora si che potranno risultare una gradita sorpresa nel futuro prossimo. Avanti così ragazzi!
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
1. Whisper
2. My Journey
3. Never Again
4. Butterflies
5. Devoured
6. The Discent
Line up:
Gianluca Pappalardo – Lead Vocals
Pierangelo Carvello – Keyboards
Alessandro Sanfilippo – Guitars
Francesco Lombardo – Bass, Programming, Backing Vocals
Michele Panepinto – Drums, Backing Vocals