Recensione: Viva La Vida
Tra gli esperimenti meno riusciti di quest’ultimo decennio, all’interno del panorama avantgarde e di quello demenziale, sembra quasi impossibile non citare il nome dei Carnival In Coal. Il duo francese nasce ad Amiens nel 1995 e vede fra le proprie fila Arnoud Strob, alla voce, ed il polistrumentista Alex Wursthorn, che si occupa di tutti gli strumenti.
Il primo album concepito dai due musicisti d’oltralpe, denominato “Viva La Vida”, rappresenta un ottimo esempio di quanto sia impercettibile il confine tra sperimentazione folle ma intelligente e l’accostare generi diversi senza criterio, creando un calderone musicale confusionario e poco gradevole.
Prima caratterista a saltare all’orecchio durante l’ascolto di questo disco è, come si diceva, la volontà di unire proposte musicali tra di loro contrastanti anche all’interno di uno stesso brano, senza però seguire un vero filo logico. Ecco dunque che si alternano a sfuriate dal sapore death/black melodico, stacchi elettronici e techno, o ancora brani brutal contaminati dalla dance anni ’70 o dal progressive.
Pezzo esemplificativo di questa generale confusione è “Entrez Le Carnaval”, introdotta da atmosfere “cartoonesche”, alle quali si lega una lunga sessione ancorata al death sperimentale, senza però seguire una logica ben precisa. Sulla stessa scia si muove “Got Raped”, a cavallo tra la dance anni ’70 (la citazione ad artiste come Gloria Gaynor o Donna Summer si nota sin dalle prime note) e parti brutal totalmente sconnesse l’una dall’altra.
In tutta questa confusione l’unico brano passabile sembra essere “Narrow-minded Sexist Pig”, che esplora, con risultati appena migliori, territori brutal con accenni melodici.
Ad un risultato musicale piuttosto carente, si aggiunga anche la mancanza di gusto nella stesura dei testi: l’album è incentrato sul non-sense, su battute di dubbio gusto, il più delle volte basato su tematiche a sfondo sessuale e pratiche fetish (titoli come “Urine Facewash”, “She-male Whoregasm” o “XXX-Dog Petting” ne sono solo gli esempi più lampanti).
Gli unici aspetti che si salvano in questo caso sono la discreta produzione, la qualità dei suoni e la buona preparazione dei musicisti che hanno preso parte al progetto.
Nulla, dunque, che possa invogliare all’acquisto e all’ascolto di questo “Viva La Vida”, a conferma del fatto che non sempre voler essere originali e shockanti alla fine paga.
Bocciati senza possibilità d’appello.
Tracklist:
01 In Darkness Dwells Vice
02 Entrez Le Carnaval
03 Urine Facewash
04 Got Raped
05 Yeah Oystaz
06 Narrow-minded Sexist Pig
07 A Swedish Wintertale
08 She-male Whoregasm
09 XXX Dog Petting
10 Dressed Like Pazuzu
11 Turn Everything Upside Down Twice
Emanuele Calderone
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