Recensione: VLBRNR
Dagli Stati Uniti giunge sulle tavole degli appassionati “VLBRNR”, ultimo lavoro in studio, il sesto, dei Veilburner.
Un piatto che a parecchi risulterà indigesto, poiché si tratta di una delle forme meglio plasmate di dissonant death metal. Un (sotto)genere che necessita di uno stomaco forte, abituato a pietanze dure da metabolizzare. Amare, prive di zucchero cioè, se si accosta quest’ultimo alla melodia.
Un disco non solo quasi (‘Repulsed by the Light’) privo di armonie orecchiabili ma anche dalle trame complesse, complicate, che mutano continuamente nel loro disegno, nella loro tessitura. In “VLBRNR”, difatti, il sostantivo semplicità è stato completamente bandito dal vocabolario musicale del disco medesimo.
Tuttavia, malgrado queste preoccupanti premesse, i due componenti della band, che rispondono ai nomi di Chrisom Infernium e Mephisto Deleterio, riescono, grazie al loro talento, a dare alla luce un qualcosa che, a poco a poco, avvolge l’ascoltatore come le spire di un serpente, intrappolandolo in esse. Sì, perché l’LP manifesta una sorta di magia intrinseca, a parere di chi scrive, rara da trovarsi in giro, e cioè quella capace di rendere affascinante un progetto musicale che, apparentemente, ai primi passaggi, sarebbe istintivo mettere da parte.
Benché la formazione sia a due soli elementi, l’energia che si sprigiona dal platter è assolutamente notevole. Un unico appunto si può trovare nella drum-machine, in alcuni passaggi un po’ fastidiosa (‘None So Hideous’) per la sua essenza di non-umanità e quindi incapace di creare da sola i vari pattern. Mephisto Deleterio, responsabile di tutta la musica, riesce comunque a programmarla sufficientemente per la bisogna.
Ecco che allora il tutto si poggia sullo sterminato lavoro alla chitarra dello stesso Mephisto Deleterio, in grado di elaborare uno sterminato numero riff e accordi, sia per quanto riguarda la sezione ritmica, sia per ciò che concerne quella solistica. Ovviamente non ci si può aspettare di trovarsi davanti a un guitar-hero nell’accezione più classica del termine, però bisogna dare davvero merito a un esempio impeccabile di tecnica e composizione chitarristica applicata alla dissonanza, alla disarmonia, alla visionarietà e alla furia scardinatrice.
Presente in grande quantità, anche, l’ambient (‘Exhibitionism in Limbo’) e l’elettronica (‘Ruin’), che aggiungono benzina su fuoco giacché non fungono soltanto da riempitivi ubicati in sottofondo ma da veri e propri elementi portanti delle singole canzoni. Per un mood quasi indefinibile, data la caleidoscopica presenza di emozioni incise nel full-length. Paura, terrore, esaltazione, depressione, condite da una grande quantità di acido lisergico, schizzano come impazzite al susseguirsi delle tracce. Guidate, nel loro tortuoso cammino, dalla voce di Chrisom Infernium, altalenante fra più tipi di growling, contribuendo anch’essa alla profonda intellettualità dell’album. Fra tutte non si può non citare ‘Burning the Veil’, incredibilmente trascinate grazie a un riff portante in crescendo di rara… bellezza. Un brano davvero perfetto nella sua concezione e messa a giorno: duro, aggressivo, violentissimo, trascinato nei vortici della follia da sfuriate di blast-beats da allucinazione. Brano introdotto da un breve intro elettronico, per rappresentare in sintesi tutto quanto è contenuto in “VLBRNR”.
“VLBRNR”, appunto, un’opera difficile da giudicare perché pesantemente soggetta alla personale percezione del concetto musicale espresso dai Veilburner. Il che non esime da considerare tale concetto per molti versi ricco di attrattiva e più che degno di essere fatto proprio.
Ammaliante.
Daniele “dani66” D’Adamo