Recensione: Vltra
A dispetto di una produzione discografica quantitativamente piuttosto contenuta, i genovesi Spite Extreme Wing
rappresentano una delle realtà più significative all’interno della scena black italiana degli ultimi anni, grazie ad ottime prove
come “Magnificat” e soprattutto il successivo “Non Dvcor, Dvco”. Più correttamente forse dovrei dire “hanno rappresentato”, se è vero
che, come dichiarato da Argento (cantante/chitarrista e leader della band), questo “Vltra” è destinato ad essere il loro ultimo
album.
Cosa aspettarsi dunque da questo “disco d’addio”? Nel precedente “Non Dvcor, Dvco” (come è noto “Kosmokrator” era una raccolta di
materiale inedito) li avevamo visti alle prese con un black metal aggressivo e imponente, venato da elementi thrash/punk e imperniato
su tematiche di carattere storico/filosofico; certamente i nostri, pur pagando dazio all’influenza dei maestri norvegesi, si sono
distinti da subito dimostrando grande personalità. Eppure non dubito che coloro i quali avevano apprezzato i precedenti lavori degli
Spite Extreme Wing saranno non poco sorpresi dalla direzione intrapresa in “Vltra”.
Sempre più distante da un’accezione “tradizionale” di black metal, il combo ligure prosegue il proprio percorso musicale
addentrandosi in territori che sconfinano nell’avanguardia, e lo fa rivolgendo lo sguardo al passato. Gli Spite Extreme Wing
non si accontentano di sottolineare ulteriormente quella componente punk già evidenziata nei precedenti lavori, ma tornano ancora più
indietro nel tempo, alle sonorità del rock settantiano.
Una ricerca nel passato svolta senz’altro con notevole precisione e attenzione ai dettagli, come testimonia l’utilizzo di tecniche e
strumenti vintage (mellotron, space-echo reverb, testate valvolari dei primi anni settanta), che conferiscono a questo disco un suono
old fashioned e degli effetti molto particolari.
Il risultato è inedito quanto inizialmente spiazzante: musicalmente parlando siamo di fronte ad una originalissima miscela di black
metal, punk, rock e progressive, che si dipana tra momenti atmosferici, tipiche accelerazioni in blast-beat e riff dinamici ed
incalzanti. Questa ricetta, già di per se piuttosto varia, è peraltro ulteriormente arricchita dalla presenza di una vena
genuinamente epica, che emerge a più riprese nell’arco delle dieci tracce senza nome che compongono il disco.
“Vltra” è un album che si regge su difficili contrasti, come quello prodotto dall’accostamento tra passaggi black ferocissimi e
suoni caldi, puliti e vibranti peculiari del rock (particolarmente evidenti in un pezzo come III, forse la traccia più
riuscita del lotto); un accostamento che ai primi ascolti potrebbe risultare bizzarro, ma rappresenta forse il principale punto di
forza di questo disco, determinandone l’unicità. Così come è particolarissimo ed originale il modo in cui le influenze punk sono
inserite nel contesto black.
È vero che, a partire da gruppi quali Venom ed Hellhammer -passando per i Darkthrone– fino ad oggi, la
componente punk ha sempre in qualche misura fatto parte del DNA del genere musicale noto come black metal; tuttavia, il punk al quale
le sopra citate band si sono riportate, in un contesto di voluto minimalismo musicale, è quello più marcio e nichilista. Al
contrario, il punk che potete sentire in “Vltra” è dinamico e vivace, certamente molto aggressivo, ma ben distante dal trasmettere
sensazioni opprimenti. La musica degli Spite Extreme Wing infatti si caratterizza, oggi ancor più che in passato, per
un’attidudine fiera ed energica. Non a caso loro stessi hanno auto-definito il proprio genere musicale come “anti-depressive black
metal”. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini, ma sentendo questo nuovo album troverete questa definizione quanto mai
azzeccata. E in effetti proprio questo concetto, apparentemente contradditorio e certamente provocatorio, potrebbe fornirci
un’ulteriore chiave di lettura. È evidente infatti l’intento, anche elitario se vogliamo, di distinguersi all’interno
dell’inflazionata scena black metal di questi ultimi anni, rivendicando con meritato orgoglio (e forse anche con un certo
autocompiacimento) la propria ricercata originalità.
Qual’è dunque il responso? Non stento ad immaginare che tutti coloro che avevano apprezzato il più immediato “Non Dvcor, Dvco”
possano trovare questo nuovo lavoro spiazzante e forse deludente, nella misura in cui si discosta dal suo predecessore. Resta il
fatto che, dopo quest’album, diventa quanto mai difficile (oltre che inutile) tentare di inquadrare gli Spite Extreme Wing
all’interno dell’una o dell’altra corrente, filone o sottogenere: la loro proposta musicale è ormai unica ed inimitabile, e non si
presta ad essere ricondotta a facili termini di paragone.
“Vltra” è un opera con molti pregi, che sottintende una considerevole cultura musicale (e non solo, a giudicare dai testi di Argento)
e uno studio non indifferente. Il voto finale però non può essere alto come vorrei: spesso purtroppo ho avuto l’impressione che le
idee e le soluzioni, anche brillanti, infuse nella realizzazione del disco, finiscano con l’essere eccessivamente diluite all’interno
di canzoni che a volte sembrano raggiungere la considerevole durata di 9-10 minuti solo perchè “devono” farlo, risultando in tal modo
prolisse e a tratti ripetitive. La qualità c’è tutta, ma è altalenante, alternando passaggi veramente strepitosi (come ad esempio il
break centrale di V) a parti un po’ sotto tono: penso a una traccia come IV, breve sfuriata punk-core all’arma bianca,
che forse vorrebbe fungere da pendant ai pezzi più lunghi e complessi, ma che finisce per risultare trascurabile, poco più di un
riempitivo. Così come ho faticato ad apprezzare l’inserimento in chiusura della cover di “Helter Skelter” (con tanto di guest vocals
di Herr Morbid dei Forgotten tomb e finale in blast-beat!), per quanto ciò si inserisca perfettamente all’interno dell’esperimento
che quest’album rappresenta.
Ad ogni modo, e al di la di qualche piccolo difetto, “Vltra” è forse il disco migliore e più interessante (certamente il più maturo)
che la band nostrana abbia prodotto fino ad oggi. Avrebbe potuto rappresentare l’ideale punto di partenza per sperimentazioni ancora
più ardite, se non fosse che, a quanto pare, con quest’album il percorso degli Spite Extreme Wing deve considerarsi concluso,
sia pure in bellezza.