Recensione: Voice Of Ruin

Di Daniele D'Adamo - 31 Maggio 2011 - 0:00
Voice Of Ruin
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Anno: 2011
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75

… e meno male che la Svizzera è uno Stato neutrale: sennò, non so cosa avrebbero potuto combinare, i Voice Of Ruin, in un ipotetico quanto immaginario tempo di guerra! Capaci di saldare senza imperfezioni thrash e death, hanno sparato un album d’esordio, “Voice Of Ruin”, devastante per violenza sonora e pressione acustica. Una vera e propria macchina bellica, da artiglieria pesante.

Giusto il tempo di mettersi assieme nel 2007 e di saggiare il terreno con un EP (“The Crash”, 2009) che, nel 2010, i Nostri entrano in sala d’incisione per registrare con Sam Albert (Nostromo, Cardiac, Helmut, …), in sei giorni, il loro omonimo full-length; missato da Drop (Sybreed, Bak13, Zonaria, …) e masterizzato da Naiche Barbaglia presso i California Studio di Ginevra (Greta Gratos, Sybreed, Zeni Geva, Shana P., …).

Difficile, davvero, decidere da quale parte inserire “Voice Of Ruin” talmente è labile anzi trasparente il confine che separa il thrash dal death. Un po’ ovunque, infatti, si trovano le caratteristiche distintive imputabili sia a un genere, sia all’altro; per una fusione senza dubbio riuscita assai bene. Pur presentando margini di discrezionalità così ampi, il sound dei Voice Of Ruin è personale e ben definito. Il loro mostruoso attacco sonoro, feroce e aggressivo, ha sempre lo stesso odore; così come il muro di suono che avanza travolgendo ogni cosa ha un unico marchio.
Nils e Marc imbastiscono una trama fittissima di riff d’ogni genere e foggia, tenendosi comunque costantemente vicini alla scuola thrash nella quale il plam-muting la fa da padrone (“Bdsm”). Le accordature delle chitarre, tuttavia, sono ribassate per somigliare alle mitragliate in faccia del post-thrash tipo Ektomorf (“Dependances”). Randy, da par suo, propone un approccio alle linee vocali che abbraccia l’hardcore (“Give The Reason”) passando per il thrash (“Free Hate”), l’old school death, per finire nel brutal (“Blowjob For A Call Girl”). Una varietà notevole fra scream, harsh vocals, growl, inhale (“Show Your Respect) e mosh (“My Obsession”): un inno alla fantasia e alla diversità! Pure la sezione ritmica si allinea a questa filosofia musicale: Ewrin e Olivier sparano senza respirare bordate di ritmi delle specie più varie; dai più elementari quattro quarti ai più intricati blast-beats (“Win Or Die”).
Con che, per rendere meglio l’idea di cosa suoni il quintetto di Nyon, si può tranquillamente parlare di ‘post-thrash death metal’, e cioè della somma fra i due addendi groove metal (‘post-thrash’) e old school death (‘death metal’). Così concepito, il suono del micidiale combo elvetico riesce a essere nello stesso tempo potente, veloce, ferale. Quasi inumano, insomma. Rifinita con la carta di vetro a grana grossa, l’apocalittica creatura sonora dei Voice Of Ruin avanza frantumando qualsiasi cosa come un tornado in piena potenza (“Beautiful Fight”). Però. Attenzione. Non si tratta di un guazzabuglio casuale di bestialità musicale. L’impossibile fonema del disco è, per quanto umanamente possibile, assolutamente distinguibile in tutte le sue sfumature e in ciascuna delle sue parti: evidentemente, l’esperienza esecutiva dell’act del Vaud non è roba di poco conto. Anzi, fa sospettare un retroterra culturale di ampia estensione, soprattutto se si riflette sulla matrice hardcoriana, resa secondo norme e modi in uso durante i primi anni ottanta.   

Benché l’aurea che avvolge “Voice Of Ruin” sia rigorosamente underground con tutti i pregi e difetti che ne conseguono, consiglio caldamente l’ascolto del lavoro. Ad alto volume, possibilmente. Anzi, obbligatoriamente. I Voice Of Ruin non sono maestri di classe e raffinatezza: ciò nonostante possiedono una rabbia incredibilmente primordiale che, incanalata in un torrente di note, produce delle canzoni dal tiro altrettanto irresistibile. Una sfuriata di metal estremo puro e incontaminato che farà gioire chi, come il sottoscritto, si bea nella trance dell’esagerazione musicale. Esagerazione, anche, a proposito dei testi delle canzoni.
Un disco ‘V.M.18’ in tutto e per tutto, allora!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Dependances 3:46     
2. Show Your Respect 4:05       
3. Bdsm 3:32
4. Win Or Die 3:47
5. Give The Reason 3:23
6. Free Hate 3:54
7. My Obsession 4:27
8. Beautiful Fight 4:27
9. Blowjob For A Call Girl 3:39            

All tracks 35 min. ca.

Line-up:
Randy – Voice
Nils – Guitar
Marc – Guitar
Ewrin – Bass
Olivier – Drum
 

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