Recensione: Voices of the Wind

Di Alessandro Cuoghi - 27 Ottobre 2009 - 0:00
Voices of the Wind
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Anno: 2009
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70

23 minuti e qualche spicciolo per questo brevissimo esordio discografico degli Usynlig Tumult, band ucraina dal significativo nome norvegese, dedita a quel filone parallelo e contrario al Black Metal chiamato Unblack Metal o Christian Black Metal.
Ebbene, proprio l’attitudine apertamente cristiana (come prima influenza musicale sul myspace della band troverete: Jesus Christ & Holy Spirit) è uno dei maggiori punti distintivi del duo, formato da Zebaoth (Grigoriy Nazarov) e Margareth (Maria Nazarova), entrambi già attivi nella Death Metal band Coram Deo, neanche a dirlo di matrice assolutamente apostolica.

Risulta effettivamente curiosa la presenza di croci “correttamente direzionate ” apposte sul logo di un gruppo Black Metal, ma a partire dal moniker in lingua norvegese (traducibile letteralmente con “tormento invisibile”) e dalla copertina silvana (carina, eccezion fatta per le faccie pittate dei componenti incollate in primo piano in modo orripilante), il combo ucraino lascia intendere chiaramente le proprie intenzioni sonore ed influenze musicali: Emperor e Dimmu Borgir su tutti, con una spruzzatina di Epic/Folk e qualche stacco maggiormente depressivo e sperimentale.

La produzione piuttosto casareccia ma tutto sommato chiara, riesce a valorizzare discretamente il sound della band, sorprende però il basso numero di tracce, sei per l’esattezza e quattro se togliamo intro e outro, che fà di questo Voices Of The Winds più un EP che un album vero e proprio.
Dal punto di vista prettamente compositivo le canzoni presentano una struttura piuttosto canonica (pur non disdegnando cambi di tempo e di atmosfera), una durata non eccessiva ed una spiccata facilità d’ascolto, risultando così assimilabili nel giro di breve tempo. A dirla tutta i puritani del Black Metal più duro e crudo potrebbero additarli come decisamente troppo orecchiabili e poco aggressivi.
Comunque, che piaccia o meno le caratteristiche che distinguono maggiormente il sound degli Usynlig Tumult sono proprio l’orecchiabilità e la costante presenza dei synth, artefici di un tappeto atmosferico degno di chi ha studiato a fondo l’arte dei maestri, capace di creare quell’aura malinconica e a volte epica, che permea tutte le (poche) composizioni del disco. Nota di merito va infine alle vocals che presentano un buona varietà tra screaming, ululati angoscianti e growl.

VOTW si apre con Rest, canzone dall’incedere lento e maliconico designata ad intro, che ci conduce nel particolare mondo sonoro ed ideologico degli Usynlig Tumult.
Il gruppo ucraino dimostra fin da subito le proprie potenzialità con l’aggressiva Tomorrow, seconda traccia del disco e senza dubbio una delle migliori del lotto, caratterizzata da una struttura rocciosa, riff orecchiabili accorpati a cavalcate epiche e che, sebbene pecchi di scarsa originalità, risulta in grado di trasmettere il giusto feeling grazie ad un violentissimo ed epicissimo chorus alternato a momenti più ponderati.
Altro episodio da sottolineare è la particolare Crucified, che con una serie di giri azzeccati ed un’atmosfera angosciante delinea un timido tentativo di sperimentazione da parte della band ucraina. La decadente Curse Of Eternal Winter, altro brano di buona caratura, ci conduce quindi verso la conclusiva strumentale Shhhhhhh che segna la fine di questo viaggio (o passeggiatina, data la durata limitata del disco) nel mondo parallelo al Black Metal degli Usynlig Tumult.

A conti fatti il lavoro di questa band trasmette distintamente l’impegno di chi crede nel proprio operato e nei propri mezzi. Sicuramente però farsi strada nel mondo del Black Metal parlando coraggiosamente di tematiche cristiane non sarà facile, e lo sarà tantomeno far breccia nei cuori dei fan del settore. In più il disco non è privo di difetti, dalla scarsa originalità di diversi riff ad alcune scelte strutturali scontate e trite fino alla morte.
Rimane tuttavia da sottolineare che gli Usynlig Tumult sono stati in grado di sfornare un album con le atmosfere giuste, corredato da canzoni accattivanti e ricche di pathos dove la ricerca di un sound personale emerge in modo chiaro.

Concludendo: decisamente VOTW non è il nuovo capolavoro del Black Metal Sinfonico e nemmeno si avvicina a tale valutazione, ma lascia intravvedere buone possibilità future per la band facendosi comunque apprezzare per la facilità di assimilazione e l’influsso di molteplici correnti musicali che ne caratterizzano il sound.

Alessandro Cuoghi

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TRACKLIST:

1) Rest
2) Tomorrow
3) Single With Nature
4) Crucified
5) Curse Of Eternal Winter
6) Shhhhhhh

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