Recensione: Volume 1
Primo traguardo importante per i quattro componenti dei Funeral Marmoori. A quattro anni dalla loro fondazione, i fiorentini conquistano un contratto discografico con la genovese Blood Rock Records e pubblicano un CD di debutto che, senza alcuna scaramanzia e pieni di fiducia nel futuro, battezzano Volume 1.
Non buttiamoci a capofitto nell’ascolto e prendiamoci qualche momento per capire chi sono questi ragazzi e che cosa suonano. Come già anticipato, la band si è formata nel 2008 e, da allora, ha sicuramente lavorato intensamente per creare una proposta musicale solida. I numi tutelari a cui si sono rivolti durante questo processo di formazione portano i nomi leggendari di Black Sabbath, Candlemass e Death SS. Prepariamoci quindi a sonorità cupe e mortuarie, accompagnate da spruzzate di fraseggi rock anni ’70 e iniezioni di armonie dal retrogusto progressive. La band descrive la propria musica come “Lorenzo Lamas a cavallo di un macchinario nel giardino della rovina“. Quale sia il nesso tra il manowariano motociclista di Renegade e il Doom metal è un quesito intrigante che, certamente, incoraggia all’ascolto. Vediamo se la curiosità ucciderà ancora una volta il gatto o se, piuttosto, gli permetterà di fare una piacevole scoperta.
Sin dall’apertura del disco, affidata dai nostri alla traccia che porta il loro nome, cominciamo a scoprire quali sono i tratti distintivi dell’offerta musicale del gruppo: bassi pulsanti che martellano lenti ma inesorabili, riff viscosi che si spandono venefici e, su tutto, le sonorità delle tastiere Farfisa suonate da Nadin. I ritmi si fanno spesso ossessivi, ipnotici quasi, mentre le note si spandono in fraseggi inquietanti e atmosferici. La voce non prevarica gli strumenti ma ci si accosta pacatamente, in un amalgama sobrio che riesce a creare un insieme equilibrato e senza eccessi.
Come nei vecchi film dell’orrore in bianco e nero, in cui le sensazioni dello spettatore erano suscitate più da quello che si poteva intuire che da quello che veniva lasciato vedere, anche in questo caso la musica dei Funeral Marmoori dà il meglio a livello inconscio. Con il passare dei minuti, si potrebbe avere l’impressione che i quattro tendano a ripetersi nella scelta delle soluzioni adottate. È necessario un ascolto più attento per grattare la patina di ridondanza e scoprire i lati nascosti dei sei brani contenuti in questo CD. Dedicateci un po’ di attenzione e verrete catturati dalle suggestioni settantiane, un incubo che segue a un delirio da acido lisergico, in cui ci si può anche perdere se non si presta la dovuta attenzione.
L’apparente uniformità si disperde in brani più riflessivi, come Black Rooster, o più decisi e d’impatto, come Lorenzo Lamas (a volte ritornano! Ammetto senza vergogna alcuna che ancora non ho compreso il motivo della sua presenza in questo album). Questi brani si incasellano con precisione nella struttura generale, rafforzandola e rendendola più godibile.
Tiriamo dunque le somme e cerchiamo di capire se questo primo capitolo della discografia ufficiale del gruppo toscano vale o meno l’onere economico dell’acquisto. A scanso di equivoci, chiariamo subito che, a parere di chi scrive, Volume 1 è un album di buona qualità, suonato in maniera discreta e ben prodotto per quanto riguarda l’aspetto sonoro. Come spesso accade, però, c’è un ma: sull’altro piatto della bilancia, non possiamo che evidenziare come la proposta musicale offertaci è ancora insufficiente per quanto riguarda la personalità: troppo frequentemente, infatti, i numi tutelari citati all’inizio della recensione si affacciano e lasciano percepire la loro ingombrante presenza. A mio avviso, i quattro ragazzi hanno ancora da lavorare sodo in tal senso, cercando di caratterizzare in maniera maggiore la loro musica per evitare di sembrare semplicemente dei cloni.
A conti fatti, il disco è sicuramente consigliato a tutti gli appassionati di quelle sonorità oscure e misteriose che hanno caratterizzato il dark rock e il doom metal a partire da Ozzy e compagni; se le avete amate, troverete un piacevole conforto nell’ascolto di questo CD. Non aspettatevi troppa originalità, però; il momento non è ancora giunto. Viste le premesse, tuttavia, non dubitiamo che un eventuale Volume 2 potrebbe riservarci piacevoli sorprese. Certo, molto dipenderà da cosa avrà intenzione di fare Lorenzo Lamas.
Damiano “kewlar” Fiamin
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Tracce:
1. Funeral Marmoori
2. Garden Of Doom
3. Drunk Messiah
4. Lorenzo Lamas
5. Black Rooster
6. Come With Us
Forma
Guido: Chitarra – voce
Marco: Basso
Nadin: Tastiere
Fabio: Batteria