Recensione: Voyage
Scoprire il nome di Brian Mc Donald è stata una piacevole sorpresa, poiché non ho mai avuto il piacere di sentire la musica di questo grande e sconosciuto artista. Musicista d’estrazione classica con Voyage, il nostro, giunge al terzo album contenente oltre un’ora di grande rock mai scontato e banale. Musica pomposa che raccoglie influenze che vanno dagli Yes passando per gli Styx, senza dimenticare i grandi Kansas; insomma tutto ciò che di meglio il rock dei settanta e ottanta ci ha regalato. Arrangiamenti assai complessi, che però non disdegnano l’impatto melodico, rendono l’ascolto assai fluido e lineare. Quindi chitarre hard-rock, tastiere a iosa, cori pomposi e una sezione d’archi, miscelati insieme da arrangiamenti raffinati, sono gli ingredienti di questo dischetto che mi ha letteralmente entusiasmato. Tredici brani che sono aperti dalla bella Intimate con cori e intrecci di tastiere dal sicuro impatto, mentre i violini introducono la bella Where You Are, Where I Am un brano assai cadenzato che rievoca i mitici Kansas con cori quasi alla Beatles. Il terzo brano, In The Shadow of Angels, è uno dei pezzi più belli del disco, un tripudio di cori, tastiere e archi. Passaggi strumentali assai raffinati e diversi cambi di tempo al suo interno, rendono il brano assai vario e molto gradevole da ascoltare: uno dei picchi creativi del disco. Phoenix Rising inizia con i fiati sostenuti da una bella chitarra rock, il ritornello dall’attitudine quasi pop rende il pezzo molto accattivante. La ballad The Night You Say Goodbye è un pezzo molto A.O.R con dei cori che richiamano i Toto. Segue Voyage, una song dai toni ancora molto pomposi, di cui sono ancora i cori a stupire: insomma sei minuti di goduria sonora. Molto bella è anche la seguente Patriot Dreams, molto A.O.R nell’arrangiamento, in cui la frangente hard-rock non viene mai a mancare. Riaffiora qualche atmosfera alla Magnum in Out Of Time più semplice e lineare: molto bello il finale. Segue un’altra rilassante ballad dal titolo Beetwen Heaven And Heart caratterizzata da archi e fiati, mentre la suadente voce di Brian rende il brano molto sognante. Poi arriva Normandy (ispirata agli eventi che cambiarono il corso della Seconda Guerra Mondiale) dalle tonalità drammatiche ed oscure, sostenute da un bel chitarrone di stampo hard- rock. Brano che gode anche di una porzione strumentale gustosa e un ritornello che si stamperà in testa quasi da subito. Dopo è la volta di Legend, aperto da pianoforte e voce dai toni più rilassati rispetto al brano precedente, ma in ogni modo dotato d’arrangiamenti assai ricercati con i violini in bella evidenza. Ancora cori pomposi in In A World Made For You che si riaccosta a quanto proposto nei primi brani che scorre via subito, forse l’unico pezzo del cd che meno mi ha entusiasmato. Mentre una cornamusa apre la bellissima Unfinished Bridges contraddistinta da una prima parte dettata da voce e chitarra acustica, con la cornamusa a dare quel tocco d’etnico, mentre a metà brano esplode la parte elettrica dal sapore hard-blues e la cornamusa ci saluta ancora nel finale. Gran brano, messo in chiusura di un disco che saprà stupire molti estimatori del genere e gli amanti della buona musica in generale. Devo dire di essere rimasto spiazzato da questo artista, che pur non proponendo niente di nuovo o particolarmente innovativo, mi ha letteralmente sorpreso per la qualità e la freschezza della sua musica e le sue doti di compositore.
Assolutamente da scoprire.
Franco Spruss
Tracklist:
Intimate-Where You Are, Where I Am-In The Shadow Of Angels-Phoenix Rising-The Night You Say Goodbye-Voyage-Patriot Dreams-Out Of Time-Between Heaven And Heart-Normandy-Legend-In A World Made For You-Unfinished Bridges.