Recensione: Voyager
Una copertina colorata e fumettistica presenta questo “Voyager”, prima fatica discografica dei nostrani Winter Tales.
L’amore nutrito dal gruppo per il Power Metal teutonico (Helloween e Gamma Ray in primis), si riversa logicamente anche nelle nove tracce che articolano questa prima opera, diventandone la principale spina dorsale.
Contando esclusivamente sulle proprie forze, i nostri sfornano un album completamente autoprodotto ma dalla buona resa sonora, in grado di offrire poco più di quaranta minuti di sano Power Metal, melodico e tecnicamente ben suonato.
Le prime battute del platter sono scandite dalla breve “Main Theme”, malinconico affresco semi acustico strumentale, completamente dominato dalle melodie confezionate dalle due chitarre, che lentamente confluiscono in un potente turbine Heavy, creando una perfetta commistione fra potenza e melodia, per un inizio interessante e di piacevole ascolto.
Pochi minuti dopo come da copione, la breve intro appena ascoltata cede il passo alla maggiormente energica “Fly Away”, caratterizzata da un solido schema compositivo, in cui ad emergere sono nuovamente i graffianti riff inanellati dalle due asce, sui quali si stagliano le gioiose melodie vocali, condotte dall’acuta voce del singer/chitarrista, nonché unico compositore Ruben Frattesi.
Per quanto sia inevitabile un paragone diretto con quanto proposto dagli Helloween nei primi anni di carriera, va riconosciuta al gruppo tricolore l’abilità nell’aver saputo confezionare una opener gradevole ed utile nel mantenere viva l’attenzione.
Un potente riff chitarristico, sorretto da un’affilata sezione ritmica, rappresenta il biglietto da visita della seguente “Melodic Death”, che si segnala positivamente soprattutto per il buon coro che ne caratterizza l’essenza, prima che un Guitar Solo di buona fattura arrivi ad anticipare un finale semplice ma poco esaltante.
Lo spirito dei primi Helloween (quelli di Kai Hansen) è più che mai vivo nelle note della granitica “My Confession”, la quale con fierezza rappresenta un altro buon esempio di Speed/Power Metal sanguigno e diretto, la cui potenza è brevemente spezzata dalla melodia orecchiabile presente nell’arioso Refrain.
“Black Crown’s Wing” subito dopo, pur non presentando grandi sorprese nel sound del quartetto, prosegue con coerenza la scia di distruzione avviata dalle canzoni precedenti, rivelandosi riuscita e piacevole, grazie soprattutto ai repentini cambi di tempo e d’atmosfera, volti a rendere il tutto estremamente dinamico.
Successivamente, con la melodica “And I Wait”, anche per i Winter Tales arriva il momento di abbandonare le velocità sostenute dei brani precedenti, per concentrarsi su sonorità più morbide e romantiche, allestendo una ballad malinconica ed epica, la quale confluisce nella lunga Title Track, con la quale il combo nostrano torna con successo a squarciare l’aria a precisi colpi di Power Metal articolato e decisamente old style, reso ancora più ruvido grazie ad una produzione pulita ma graffiante allo stesso tempo.
Se alcuni passaggi ascoltati finora sembravano richiamare il sound degli Helloween dei primi anni ’80, con la solare e divertente “Hands Down”, i nostri sembrano voler rendere omaggio ai Gamma Ray degli esordi, con un brano accattivante che sembra quasi ricordare due brani come “Heaven Can Wait” e “Free Time”, diventati subito classici immortali del gruppo capitanato da Kai Hansen.
Dopo questo ennesimo momento perfettamente riuscito, l’ultima parola per questo lavoro, è scandita dalla potente e omonima “Winter Tales”, la quale mantenendo inalterata l’energia della band italiana, conclude in maniera quasi regale un album d’esordio suggestivo ed apprezzabile, il quale fa da sfondo ad un futuro più che promettente per questa nuova realtà del Power Metal italiano.
Discutine sul forum nella sezione Power!