Recensione: Waiting in the Wings

Di Alessandro Marcellan - 18 Novembre 2006 - 0:00
Waiting in the Wings
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Anno: 2006
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78

Non si può negare ai Seventh Wonder un‘attitudine positivamente “sfacciata“ e ambiziosa. “Il nostro monicker suona bene ed è appropriato alla musica che componiamo”: ebbene, i progster svedesi, ad un anno dal primo full-lenght, dimostrano di voler fare sul serio e si presentano in questo 2006 con l‘atteso salto di qualità. L’esordio “Become” si era infatti segnalato come un disco solo discreto, complici un songwriting influenzato dai soliti grandi nomi (in particolare i Symphony X) e una produzione non in grado di valorizzare alcuni spunti comunque degni di nota.

Ma gli svedesi a quanto pare la sanno lunga e, assoldato un nuovo cantante (eccellente la prova di Tommy Karevik, decisamente più tecnico, vario, ed incisivo rispetto al predecessore Andi Kravljaca) e col supporto di un budget stavolta confacente alle succitate velleità artistiche (vedi l’ottimo lavoro al mixing del blasonato Tommy Hansen, già con Helloween, Lande e TNT), intervengono subito a correggere e limare laddove necessario: “Waiting in the Wings” si presenta dunque con un sound certamente più personale, un prog-metal che abbraccia spesso e volentieri le ariose melodie tipiche dell’hard rock, e lo stesso richiamo di partiture neoclassiche si limita ora ad arricchire riffs o parti soliste che si incastonano alla perfezione nel contesto, creando delle aperture quasi inattese e di grande effetto (come nel caso dello splendido assolo malmsteeniano del chitarrista Johan Liefvendahl in “Banish the wicked”). Ma è in pezzi come “Walking Tall” e “Taint the sky” che si rappresentano al meglio i Seventh Wonder di “Waiting…”, gradevoli mid-tempo arricchiti da tastiere anni’80 nei quali complesse architetture ritmiche di strofe e bridge (ricordate gli Elegy epoca Hovinga?) sfociano in refrain liberatori di grande impatto: da sentire, in questo senso, anche le variazioni della mini-suite “Devil‘s Inc.” (impreziosita da una metrica davvero azzeccata), mentre la lunga title-track è tutto questo e anche di più, con fughe strumentali d’assieme che faranno la gioia degli “orfani” dei Dream Theater d‘annata. Le melodie di “Waiting…” avvincono, ma rifuggono da facili scale, pur non avventurandosi negli impervi meandri dell’ermetismo stile Zero Hour: esemplari, in modo diverso, ne siano il refrain immediato di “Not an angel” (di chiara matrice power scandinava, a rimembrare il passato di 3/5 della band, già assieme nel power-act “Mankind”)  o quello più ricercato dell’opener “Star of David” (song che peraltro pecca di qualche deja-vu nella fase strumentale). Va detto che, nella riuscita finale del prodotto, un ruolo centrale – come già accennato – lo riveste indubbiamente il nuovo singer Karevik che, oltre ad essere autore delle linee vocali, si disimpegna con disinvoltura tra puliti e potenti vocalizzi classicamente prog-metal, sofferte interpretazioni di “bel canto” (come nella conclusiva, delicata, ballad per pianoforte “Pieces”), fino a fare il verso a Gildenlow nel bridge recitato (doppiato da cori femminili vagamente orientaleggianti) della citata “Banish the wicked”, forse il brano più riuscito del lotto. E vanno verosimilmente ascritti al merito del nuovo singer anche i cori a 4 voci evocanti gli Extreme (forse la citazione di Nuno Bettencourt nei ringraziamenti del booklet non ci sta a caso), consentendogli così di contendere il ruolo di “migliore in campo” al bassista Blomqvist il quale, dal canto suo -come nel disco d’esordio- in più frangenti è lì a deliziarci con interventi solistici, quasi a voler ribadire “chi comanda” (va infatti osservato che i pezzi, accreditati parole e musica “Seventh Wonder”, nascono principalmente da idee del bassista –e del chitarrista- per essere poi sviluppati da tutta la band).

Concludendo, questo secondo lavoro dei Seventh Wonder, pur inventando l’acqua calda, risulta dunque estremamente piacevole e destinato a raccogliere i consensi degli amanti del versante melodico del metal “progressivo”. In un 2006 che, a parere di chi scrive, ha visto primeggiare nel settore i Vanden Plas di “Christ 0”, era già sembrato lampante che per fare del buon prog non serve essere innovativi a tutti i costi, ed ora anche questi ambiziosi svedesi sono qui a dimostrarlo.  

Alessandro “poeta73” Marcellan

Tracklist:
1 Star Of David (5,13)
2 Taint The Sky (6,24)
3 Waiting In The Wings (9,18)
4 Banish The Wicked (5,36)
5 Not An Angel (6,44)
6 Devil’s Inc. (7,14)
7 Walking Tall (4,20)
8 The Edge Of My Blade (6,32)
9 Pieces (4,27)

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