Recensione: Walpurgis Rites – Hexenwahn
Ad un solo anno di distanza dal loro ultimo lavoro ecco il trio austriaco tornare alla carica con l’ottavo full length. I Belphegor sono sempre stati soliti sfornare album con poco distacco temporale l’uno dall’altro, riuscendo così a raggiungere la ragguardevole quota di 8 dischi (più un live) in 14 anni: ciò nonostante ammetto di essere rimasto stupito quando, l’anno scorso, pochi mesi dopo l’uscita dell’ottimo Bondage Goat Zombie, lessi che il gruppo si era già messo al lavoro sulla seguente fatica. Lo stupore era dovuto a quella che sembrava essere una fretta eccessiva dopo aver appena pubblicato un album di caratura così elevata, col forte rischio di deludere i fan con un album messo su velocemente per cavalcare l’onda. Timore questo che non poté non acuirsi dopo l’ascolto di una traccia sul MySpace e la visione di un video assolutamente orrido.
E’ stato quindi con ben poche aspettative che , un po’ di tempo fa, misi questo Walpurgis Rites Hexenwahn nel lettore cd e lo ascoltai. Rimasi nuovamente stupefatto rendendomi conto che ciò che avevo appena ascoltato non mi era affatto dispiaciuto. Decisi quindi di ascoltarlo una seconda volta per verificare se si fosse trattato solo di un’impressione fugace, ma il mio giudizio non cambiò. E così la terza volta, e la quarta, e la quinta, e così via.
Il fatto è che questo non è affatto un brutto album, e la sua più grande penalizzazione deriva dall’ingrato confronto col predecessore.
E’ altresì vero che, invece di proporre una copia di Bondage Goat Zombie, i Belphegor decidono di continuare la loro evoluzione, proponendo un album diverso dai precedenti ma che riesce comunque ad esserne un’ideale prosecuzione.
La prima cosa che salta all’orecchio è il minore uso delle super velocità che li hanno sempre caratterizzati, a favore di un approccio più ragionato e avvolgente, con un’ancora maggiore ricerca melodica che non inficia minimamente sulla grande violenza che li ha resi famosi come una delle band più estreme in circolazione.
L’incipit del disco è affidato a Walpurgis Rites, un autentico assalto sonoro nella più classica tradizione di Helmuth e soci, con un riffing ottimo ed incalzante, che sembra darci un ingannevole benvenuto verso un prevedibile solito album della band di Salisburgo.
Con Veneratio Diaboli – I Am Sin però arrivano le prime sorprese, a partire dalla durata, maggiore rispetto ai canoni del gruppo, ma non finisce qui: la canzone inizia con una pregevole parte di chitarra, mentre i tempi mai troppo veloci ed il chorus coinvolgente donano una grande drammaticità al risultato finale per quello che si rivela essere il pezzo migliore del lavoro.
L’album prosegue con una continua alternanza di ritmi sparati ad altri più lenti, come in Hail The New Flesh, col suo susseguirsi di velocità folli e mid tempos spezza-collo.
La canzone più particolare dell’album è sicuramente Der Geistertreiber: non nascondo di esserne stato fortemente contrariato la prima volta che la sentii, complice probabilmente l’averla ascoltata guardando uno dei video più brutti degli ultimi anni, salvo poi cambiare idea potendola giudicare nel pieno del suo contesto: si tratta di un pezzo lento e cadenzato, molto catchy e dai suoni molto particolari, non ci ha messo molto a diventare una delle mie preferite dell’album.
L’album in generale suona diabolico, oscuro e malato (ascoltate la combo finale Enthralled Toxic Sabbath – Hexenwahn Totenkult per avere un’idea precisa di ciò che intendo) sensazioni assolutamente pertinenti al titolo, che cita la famosa notte di Valpurga, nota anche come la notte delle streghe.
Basta anche solo un ascolto superficiale ai riff di chitarra al suono della batteria ed all’inconfondibile scream/growl di Helmuth per rendersi conto di essere di fronte ad un album 100% Belphegor: eppure ascoltandolo bene è facile accorgersi di come suoni diverso dai classici del gruppo, una diversità che piacerà ad alcuni e dispiacerà ad altri. C’è già stata infatti una divisione tra coloro a cui l’album piace e quelli che invece proprio non lo digeriscono.
Per carità, parliamoci chiaro: Walpurgis Rites Hexenwahn non è allo stesso livello di giganti come Lucifer Incestus, Goatreich – Fleshcult e Bondage Goat Zombie, ma si tratta comunque di un disco destinato a far parlare di sé ed a rivestire una discreta importanza nella discografia dei Belphegor.
Il consiglio è quello di dargli una chance, ascoltatelo senza essere prevenuti e potreste scoprire di avere tra le mani qualcosa di veramente buono.
Roberto “Strangel” Cavicchi
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Tracklist:
1.Walpurgis Rites
2.Veneratio Diaboli – I Am Sin
3.Hail The New Flesh
4.Reichswehr In Blood
5.The Crosses Made Of Bone
6.Der Geistertreiber
7.Destroyer Hekate
8.Enthralled Toxic Sabbath
9.Hexenwahn – Totenkult