Recensione: War
Power metal dalla Grecia per gli Elwing. Questa formazione nasce dalle ceneri dei Merlin che nel 2000 decisero di cambiare nome in quello attuale. Dopo un debutto, Immortal Stories (2001), giudicato positivamente dagli addetti ai lavori gli ellenici power metallers tornano sul mercato a 4 anni di distanza con War ed un nuovo bassista (ex Nemesis) nella line up. La copertina, che vede un teschio (con un occhio) ed un uso volutamente disordinato dei colori, è abbastanza in sintonia con la musica del cd.
Il loro power metal infatti, diretto e ruvido, non predilige le melodie spudoratamente barocche e magniloquenti accompagnate all’uso “pesante” delle tastiere che ultimamente vanno per la maggiore. In questo disco troverete tanti riff, una sezione ritmica potente (e vicina allo speed) e la grandissima voce del leader Sakis Koutsasis. Un’ugola capace di ottimi acuti la sua che, tuttavia, predilige esibirsi un cantato sporco e penetrante dalle tonalità basse. Il lato melodico è presente negli innumerevoli solos e nei refrain semplici somiglianti a dei veri e propri inni alla “Running Wild”. Non esistono suite o canzoni complesse che superino i 6 minuti; gli Elwing colpiscono l’ascoltatore con una musica senza fronzoli. A mio parere i greci sono davvero formidabili nelle Hit più veloci caratterizzate da un gran lavoro di basso del nuovo acquisto Tasos Karapapazoglou (un sincero applauso a chi impererà a memoria il cognome).
La tracklist dal livello complessivo notevole offre track veloci (speed) unite a qualche mid tempo, un lento e un pezzo strumentale. Un esempio della bontà genuina delle capacità di songwriting della formazione è rappresentato da At The Gates: una scheggia sonora nella quale l’ugola ruvida di Sakis graffia con piacere. Le strofe, di una potenza devastante, sono ben sottolineate dal riffing mentre la Hit si conclude con un solos aggressivo. Non c’è che nulla dire, quando i nostri si mettono a correre ad alta velocità trasmettono una carica coinvolgente. Sarebbe bensì sbagliato giudicare piatto il lavoro della sezione ritmica; questa, infatti, si prodiga in cambi di tempo (Cfr. I’ll Live Forever) che rendono le accelerazioni più gustose all’ascolto. Gli Elwing sanno colpire anche con canzoni più blande come Blood In My Hands. Un lento toccante che si indurisce inesorabilmente nella parte centrale con un riffing selvaggio addomesticato nel chorus lineare e triste. Chiude il disco una cover dei Nemesis intitolata Lost Humanity: si sente in maniera abbastanza netta la differenza del sound meno diretto. La voce di Sakis si prodiga in tonalità più alte e la song mostra un lato maggiormente melodico ed accattivante della band con qualche sfuriata dell’immancabile sezione ritmica. Tra i momenti meno felici del prodotto cito il mid tempo Sons Of Revenge e la strumentale Title Track; due brani che comunque sono ben lungi dal poter essere considerati brutti.
Secondo il foglio presente all’interno del promo il lavoro che ho testé descritto è una delle migliori uscite dell’ultima decade (viene paragonato ai Running Wild e Manowar). Mi permetto di dissentire. War è senza ombra di dubbio un cd riuscito e sono certo che farà la felicità di molti fans del power metal anni ’80 ma, piuttosto che scomodare mostri sacri, propenderei a paragonare i greci a Iron Savior, Stormwarrior e Paragon. Tre band di Power Metal vecchio stampo (ognuna con il suo sound particolare) che, al pari degli Elwing, prediligono le chitarre ed una voce “dura” alle tastiere e ai singer cloni di Michael Kiske. In definitiva consiglio senza remore questo album valido, diretto e potente, a tutti gli amanti del genere. Uniche pecche la durata di soli 45 minuti e la produzione non eccelsa.
Top Songs: At The Gates, Blood In My Hand, March To Glory.
Skip Song: Sons Of Revenge.
TRACKLIST:
1. Marching To Glory
2. At The Gates
3. I’ll Live Forever
4. Stormlord
5. Sons Of Revenge
6. War (Instrumental)
7. Blood On My Hands
8. Fly Away
9. Armageddon
10. Lost Humanity.