Recensione: War

Di Simo Narancia - 4 Luglio 2005 - 0:00
War
Band: Mattsson
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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68

Sempre molto attivo come musicista e produttore (ricordiamo tra i progetti che lo vedono protagonista i Vision, i Book of Reflection, i Condition Red), torna anche quest’anno sul mercato
Lars Eric Mattsson e lo fa con questo lavoro dal titolo War. Il disco in questione viene presentato con la definizione di rock opera e sostanzialmente di rock opera si tratta: c’è un concept, incentrato sul tema dell’attuale situazione politica della Terra, e diversi interpreti/ospiti di assoluto valore ad interpretarlo. Le premesse per un buon album dunque ci sono tutte ma in tutta onestà devo ammettere che l’entusiasmo “teorico” per un lavoro del genere si spegne quasi subito. I difetti rilevanti di questa uscita risiedono principalmente in due fattori: il primo è che
Mattsson, perfetto in fase esecutiva (chitarre, basso e tastiere), in fase di songwriting ha un rendimento altalenante e se da un lato ci regala momenti veramente ispirati e pregevoli inserti etno-folk , dall’altro si perde in più di
un’occasione in divagazioni progressive che risultano un po’ troppo leziose (e a volte digeribili come una peperonata a colazione); il secondo sono gli ospiti chiamati a dare “splendore” a quest’opera: alcuni come l’ottima Irene Jansson (Ayeron, Star One) offrono una prova convincente ogni qualvolta vengono chiamati in causa, altri come Mark Boals (ex-Malmsteen, Ring of Fire) o Vitalij Kuprij (Artension) sembrano invece svolgere il loro compitino senza infamia e senza lode.

Tra i brani migliori di quest’album mi sento di mettere l’iniziale Where’s Our
Chance
, classica bordata metal resa molto godibile dalla già citata Irene Jansson dietro al microfono, e
This is the End che, interpretata da Björn Jansson, ricorda nelle accelerazioni alcune cose del progetto Ayeron e offre i pochi momenti “illuminati” di Kuprij. Ma anche la conclusiva Requiem non è da meno: le atmosfere gothic della parte iniziale si dileguano a metà via per dar spazio al progressive veloce, e per una volta fluido, della coppia Mattsson/Kuprij per poi riprendere il controllo della situazione nella fase finale. Da segnalare in questo brano le belle voci di Ella Grussner e Cocki Sarling. Spunti interessanti si trovano anche nella rocciosa
Smoke and Mirror (accostabile in qualche passaggio al sound dei Conception) e nella suadente
A Dreamer’s Lullaby (con una chitarra vagamente ispirata a Steve Vai), anche se, insieme a
Deep in the Shadows, mostrano anche quei momenti poco fluidi a cui si accennava precedentemente. Capitolo a parte la lunga
War Suite Concerto: un viaggio quasi interamente strumentale che, tra vocalizzi di melodie orientali, stacchi di stampo sinfonico e progressioni metalliche, riesce a tenere vivo l’interesse dell’ascoltatore lungo tutti i quattordici minuti della sua durata pur senza risollevare pienamente le sorti dell’album.

Detto della grande professionalità con cui è confezionato (buono il mixaggio a cura dello stesso Lars, perfetta l’esecuzione dei singoli musicisti coinvolti), non mi resta che consigliare questo lavoro a chi già conosce ed apprezza l’operato di
Mattsson e a chi è avvezzo a composizioni non sempre immediate e/o di facile assimilazione, rammaricandomi un po’ per l’occasione sfruttata solo in parte.

Line Up:

Lars Eric Mattsson – all guitars, bass and keyboards 
Strings – The Astral Chamber Orchestra
Drums and percussion – Eddie Sledgehammer
Additional percussion – Yoshi Watanabe
Choir and backing vocals –Ella Grussner, Cocki Sarling

Tracklist

1) Where’s Our Chance (feat. Irene Janssen)
2) Your Dream (feat. Lance King, Vitaly Kuprij) 
3) Deep In The Shadows (feat. Mark Boals)
4) Smoke And Mirror (feat. Andre Vuurboom, Vitaly Kuprij)
5) A Dreamer’s Lullaby (feat. Irene Janssen)
6) This Is The End (feat. Björn Jansson, Vitalij Kuprij)
7) War Suite Concerto (feat. Ella Grussner, Cocki Sarling e Nicke Stjarnfelt)
8) Requiem (feat. Ella Grussner, Cocki Sarling, Vitalij Kuprij )

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