Recensione: War Eternal

Di Emanuele Calderone - 25 Giugno 2014 - 10:00
War Eternal
Band: Arch Enemy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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64

1995: Halmstadt, Svezia, vengono ufficialmente alla luce gli Arch Enemy, una delle formazioni destinate a cambiare il modo di intendere il death metal. Nati da un’idea dei fratelli Amott, aiutati da Johan Liiva al microfono e da Daniel Erlandsson alla batteria, gli Arch Enemy tra il 1996 e il 1999 riescono a comporre tre dei dischi fondamentali per la nascita e lo sviluppo del melodic death metal, ossia Black Earth, Stigmata e Burning Bridges.
 
Scaricato malamente Liiva -mossa che a detta di molti fan fu quantomai fallimentare-, i due Amott, nel 2000, decidono di chiamare tra le proprie fila un’avvenente cantante tedesca, Angela Gossow. Da qui in poi la band cambierà pelle, dando vita agli ottimi Wages of Sin (2001) e Anthems of Rebellion (2003), al quale faranno seguito quattro dischi quanto mai discutibili, vale a dire Doomsday Machine, datato 2005, Rise of Tyrant del 2007, The Root of All Evil (2009) e Khaos Legion, uscito tre anni fa.
 
2012: Christopher Amott, in seguito alla registrazione di Khaos Legion decide di lasciare per la seconda volta la band, sostituito da Nick Cordle, già chitarrista degli Arsis, technical death metal band canadese. Nel 2014 l’ennesimo terremoto travolge il carrozzone Arch Enemy: Angela Gossow, dopo 14 anni di ‘onorato’ servizio si licenzia per poter spendere più tempo con la sua famiglia; alla tedesca subentra un’altra avvenente fanciulla, quella Alissa White-Gluz già membro dei canadesi The Agonist.
 
Tempo qualche mese e il combo svedese si presenta per la decima volta sui mercati con un disco tutto nuovo, intitolato ‘War Eternal‘. Cosa aspettarsi da questo ultimo nato in casa Arch Enemy? Ammettiamolo senza paura, viste le precedenti prove in studio le aspettative non erano altissime. Premendo il tasto play del lettore, si viene catapultati in questo ‘War Eternal‘ dal minuto e 12 secondi della sinfonica ‘Tempore Nihil Sanat (Prelude in F minor)‘. Nonostante l’indubbia gradevolezza del pezzo appena citato, è con la seguente ‘Never Forgive Never Forget‘ che il quintetto comincia a fare sul serio: le chitarre innalzano un muro sonoro compatto e di grande impatto, ben sostenuto dalla classica sezione ritmica quadrata e corposa firmata D’angelo & Erlandsson. A tutto ciò si aggiunge la voce della splendida Alissa, autrice di una prova globalmente più che sufficiente. Il growl e lo scream dell’avvenente canadese convincono sia sotto il profilo tecnico che sotto quello espressivo. La voce roca e potente riesce infatti ad accrescere l’atmosfera che si respira. Proseguendo con l’ascolto, si nota come i brani seguano bene o male tutta la stessa struttura, presentando spesso un riffing massiccio, di chiara ispirazione thrash, con cui coincidono i momenti musicalmente più coincitati, alternato ad assoli di grande pregio tecnico, che fanno spesso coppia con i passaggi maggiormente atmosferici e pacati.
 
Generalmente, nonostante l’innegabile passo avanti fatto rispetto alle ultime uscite targate Arch Enemy, si nota un certa staticità e poco voglia di ‘sperimentare’ qualcosa di veramente nuovo in fase di songwriting. I pezzi, di fatti, tendono molto a somigliarsi l’un l’altro, regalando a tratti una fastidiosa sensazione di piattezza. Niente paura comunque, perché globalmente i brani funzionano tutti discretamente bene, riuscendo a non annoiare troppo, neanche dopo ripetuti ascolti. Episodi quali ‘As the Pages Burn‘, ‘On and On‘ o ancora ‘Avalanche‘, per quanto seguando pedissequamente il manuale del buon melodic death, sapranno come farvi scatenare a dovere.
 
Assolutamente nulla da eccepire per tutto quello che riguarda gli aspetti extra musicali. La produzione raggiunge anche in questa sede, livelli di assoluta eccellenza: i suoni sono cristallini, ben compressi, corposi sia sulle tonalità alte che su quelle basse ed ogni strumento trova il proprio spazio. Ottima anche l’esecuzione tecnica, come da tradizione in casa Arch Enemy.
 
Siamo dunque, come avrete intuito, al cospetto di un disco che segna sì un ritorno a livelli di piena sufficienza, ma chi pensava che gli Arch Enemy potessero tornare a dettare le regole del melodic death metal si sbagliava di grosso. ‘War Eternal‘ è un album onesto e di discreta fattura, che pur potendo contare su una manciata di buoni brani, ci regala una band che mostra ancora una certa riluttanza nel cercare vie nuove.
Promossi ma ancora con qualche riserva.

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