Recensione: Warlocks Grim & Withered Hags
Fra le varie sottocategorie del black metal ce n’è una che negli ultimi tempi sta prendendo una buona forma, ed è quella del blackened thrash. Un ibrido che può risultare interessante, ma anche con qualche trappola. Se infatti a primo acchito può entusiasmare è facile cadere nella monotonia di composizioni troppo semplicistiche. Questo è il problema principale, per esempio, di realtà come i Wraith, ma anche dei lavori dell’oggetto di discussione di oggi, ovvero della one-man band Hellripper. La band è attiva dal 2015, e presenta un numero di pubblicazioni notevole, arrivando però al 2023 con il suo terzo album: “Warlocks Grim & Withered Hags”.
La prima differenza ravvisabile rispetto ai lavori precedenti è sicuramente la durata del disco: se prima ci si orientava sulla mezz’ora, adesso si sfiorano i 45 minuti. Questo, per fortuna, è stato (a posteriori) indice di un prodotto decisamente più elaborato e curato. Il disco infatti non ha mai cali qualitativi, tenendo sempre l’ascoltatore sull’attenti, con una serie di brani simili ma contemporaneamente diversi fra loro. Ogni composizione ha episodi rimarchevoli, che siano assoli, ritmiche esasperate o riff particolari. Il brano più sorprendente (considerando la produzione precedente della band) è sicuramente uno dei singoli di lancio, ovvero la title track: un pezzo avvolgente e cupo, con una struttura elaborata ma fruibile, con elementi messi sempre al posto giusto e al momento giusto. Il resto del disco è un continuo headbanging, ma non fine a sé stesso – la differenza fra musica e mero sfogo.
La produzione sporca ma che evidenzia il suono della chitarra svolge il proprio lavoro alla perfezione, andando ad elevare un album che sarà fra i più interessanti dell’anno. Un passo in avanti per il sotto genere e per la band, che conferma come spesso il terzo disco sia quello della maturità.