Recensione: Warp Speed Warriors
Ecco sulle ali di un drago rosa tornare i Dragonforce. Per la gioia dei loro fans e la disperazione dei loro detrattori, gli autoproclamati inventori dell’ extreme power metal, con Warp Speed Warriors giungono al loro nono album. La formazione vede ancora i due chitarristi fondatori Herman Li e Sam Totman a guidare la compagine. Alla voce Marc Hudson, ormai stabile dal 2011, e Gee Anzalone alla batteria. Al basso arriva invece la new entry, ovvero la bassista Alicia Vigil che và a sostituire Frédéric Leclercq, il quale lascia i Dragonforce per andare ad accasarsi con i Kreator di Mille Petrozza.
Il cambio al basso è l’unica novità in casa Dragaonforce, visto che per tutto il resto non mutano la loro rotta di una virgola. La proposta musicale è sempre un power metal dalle velocità elevate che si intreccia con arrangiamenti a cavallo tra la colonna sonora di un videogioco e la suoneria di una radiosveglia. I testi sono un mix di epic/fantasy e tematiche da cartone animato con ritornelli acattivanti e melodie apiccicose come la marmellata. Il disco poi, una volta registrato, è stato spedito a Los Angeles dove il produttore Damien Rainaud si è occupato anche della masterizzazione assieme ai due chitarristi Herman Li e Sam Totman. Infine una copertina in stile fumetto che ritrae i nostri in versione cartoon attorniati da draghi, videogiochi, onde energetiche ed amenità varie.
I suoni di un sintetizzatore accompagnano la voce di Marc Hudson per una quarantina di secondi prima che il pezzo esploda in un power metal dalle velocità a rompicollo. Astro Warrior Anthem presenta da subito tutti i tratti sommatici delle canzoni dei Dragonforce. Doppia cassa tritatutto, rapidissimi giri di chitarra in shredding ed il classico ritornello da cantare come un inno glorioso.
Con la successiva Power of the Triforce i Dragonforce vanno a stringere la mano ai Freedom Call, proponendo un coinvolgente power con strofe a mo’ di filastrocca sullo stile dell’happy metal di Chris Bay e soci.
L’inizio solenne di Kingdom of Steel fa pensare ad un brano simile al precedente, salvo poi rivelarsi una ballad epica con qualche strizzata d’occhio al pop, per un risultato a dir la verità un po’ fiacco. L’asticella torna a salire con Burning Heart, una speed song nel classico stile dei nostri che, senza particolari novità, riesce a piazzarsi tra gli highlight di questo lavoro. Un tamburo di stampo marziale apre Space Marine Corp, divertente tempo medio cadenzato, che rielabora in modo scherzoso le marcette dei marines statunitensi.
Dopo il breve intro strumentale di Prelude to Darkness, i Dragonforce tirano fuori dal cilindro quella che forse è la sola sorpresa di Warp Speed Warriors. The Killer Queen si apre con un fulmineo riff rabbioso rivelandosi il brano più massiccio di questo disco. I Dragonforce dimostrano di saper fare anche i duri all’occorrenza, e ci colgono di sorpresa come George McFly che con un destro manda al tappeto Biff Tannen (se non sapete di cosa sto parlando, copritevi il capo di cenere e correte subito a vedervi il primo episodio di Ritorno al Futuro).
Doomsday Party va a tastare i territori del dance metal giocando con sonorità disco dance anni ottanta. Una trovata tanto cara ai finlandesi Battle Beast ma che forse vede i Dragonforce tra i pionieri. Con la prossima traccia invece si torna a fare sul serio, sempre che tutto questo non sia uno scherzo che i Dragonforce ci stanno facendo dal 2003. Pixel Prison torna ad assestarsi sui tempi elevati del power metal che ha reso celebri i nostri. Ed anche il rallentamento verso la fine serve solo per far riprendere lo slancio al pezzo per le ultimissime battute come da copione. In conclusione Wildest Dreams, una cover del brano pop di Taylor Swift.
Ovviamente viene riproposta in una godibilissima versione accelerata alla velocità della luce che, con buona pace della Swift, ritengo più valorizzata.
Niente di nuovo quindi in casa Dragonforce. Se non li avete mai sopportati, fuggite il più lontano possibile da questo album. Se siete fans della band, con Warp Speed Warriors andrete a colpo sicuro.
Ed anche se siete tra quelli a cui non dispiace di tanto in tanto, un po’ di power metal che va a segno senza inventare niente di nuovo, potete comunque dare un ascolto…