Recensione: Waterfall
Il chitarrista e produttore italiano Dario Mollo frequenta i lidi del metal fin dagli inizi degli anni Ottanta del ventesimo scorso, quando il musicista diede i natali ai Crossbones.
Tanta acqua è passata, da allora, sotto i ponti, ed il musicista si è consolidato come uno dei più importanti music makers del settore in Italia, con progetti proiettati decisamente in un ambito internazionale. Pensiamo alle collaborazioni con Tony Martin, Don Airey, Graham Bonnet, nonchè a progetti come The Cage e Voodoo Hill.
I Voodoo Hill, in particolare, hanno visto Dario Mollo giovarsi della collaborazione della voce del leggendario Glenn Hughes, bassista e cantante di Deep Purple, Trapeze, Hughes/Thrall, The Hughes-Turner Project e, di recente, Black Country Communion e California Breed. Con la prodigiosa Voice of Rock dietro il microfono, Voodoo Hill ha licenziato fino ad oggi due lavori: l’omonimo del 2000 e Wild Seed Of Mother Earth, di quattro anni più recente.
Oltre un decennio dopo Wild Seed, il marchio Voodoo Hill torna a risplendere adesso sulla copertina di un dischetto rilasciato dalla benemerita Frontiers Music, intitolato “Waterfall”.
Ancora una volta il duo heavy rock propone un crogiuolo incandescente di rock duro infarcito da dardeggianti riff e bollenti assoli, ingemmato dalla voce duttile e impeccabile di “zio Glenn”, che ammanta di un mood altamente melodico e pieno di sfumature black music tutte le composizioni.
Un atto d’amore magistrale, dunque, nei confronti dell’hard rock melodico più classico, in cui è difficile trovare momenti di stanca.
All That Remains, all’inizio, concede un hard melodico a velocità non troppo elevata con un ritornello accattivante assai. La chitarra appare luccicante tra riff dardeggianti ed assoli pregevolissimi ma è sempre misurata e funzionale all’insieme del brano. Altamente espressivo, poi, il canto di Hughes.
The Well, ancora, esibisce riff circolari al servizio di una canzone dai contorni soul nella voce e hard rock nel sound. Evil Thing è ancora hard rock, qui denso di elettricità e di melodie avvincenti, dove il basso si fa largo tra stilettate distorte e vorticosi assoli d’ascia.
Karma Go è, invece, nervoso, elettrico, groovy e carico di sfumature funky blues, mentre Rattle Shake Bone espone le suggestioni di un hard’n’roll avvincente e stradaiolo.
Fuori dagli schemi di cui sopra, di contro, si palesa Underneath And Down Below, canzone dall’incedere dai tratti mediorientali (e con qualche influsso Led Zeppelin), ricolma di affascinanti intarsi della sei – corde, e delle sensazioni regalate dall’evocativa voce. Eldorado, poi, è frizzante ed orecchiabile, mentre Waterfall (tra i migliori brani del lotto) è una ballata piena di fascino che parte e si chiude in maniera scarna, ma nel suo corpo si apre in una ariosa e grandiosa melodia ed in un avvincente assolo verso il finale.
Mentre il platter procede verso la sua conclusione, scorrono, tra l’altro, la sinuosa Sunflower e la melodica Last Door. Si tratta di tracce appena un po’ meno caratterizzate, ma che contribuiscono a dimostrare che Waterfall presenta ben pochi cali di tensione. Il full-length, infatti, esibisce in ogni momento le doti eccellenti di una sei-corde squisita ma priva di sterili narcisismi, sempre la servizio di un classic rock che omaggia con personalità i giganti del genere, e di un Glenn Hughes maiuscolo grazie ad un canto dalle mille sfumature. Perfetto, senza cedimenti e colmo di soul.
Francesco Maraglino