Recensione: Way of Perdition
‘Way of Perdition’ è il primo album delle brasiliane The Damnnation.
La band è nata all’inizio del 2019 da un’idea della chitarrista Renata Petrelli (Marie Dolls, ex Sinaya) e della batterista Cynthia Tsai (Little Room, ex Sinaya).
Dopo una serie di avvicendamenti, il debutto discografico ha visto, a fianco della feroce chitarrista, Aline Dutchi al basso e Leonora Mölka alla batteria.
Il primo lavoro del Power Trio è l’EP di quattro pezzi intitolato ‘Parasite‘, uscito a novembre del 2020 ottenendo buoni consensi.
Dopo la sostituzione di Leonora Mölka con Luana Diniz, la band fa uscire, ora, il primo Full-Length, distribuito tramite Soulseller Records dal 6 maggio 2022 e dal titolo ‘Way of Perdition’.
Trattasi di un Thrash base, senza optional, tradizionalmente Old School, senza alcuna novità ma suonato bene, con tanta ferocia dentro, amplificata da una carica malvagia che annerisce il tutto, per parlare di depressione, ingiustizia, politica …
Il sound è pesante e deciso, basato non tanto sulla velocità, che non è mai eccessiva, quanto sulla potenza e sull’aggressione continua.
Le musiciste sanno indubbiamente il fatto loro: il lavoro di chitarra è nitido e corposo, con un bel macinamento di riff ed una buona ricerca melodica, soprattutto in fase solista, dove la chitarrista vira verso sonorità più sofisticate placando, per un attimo, la sua rabbia.
La sezione ritmica crea il giusto assalto sonico e la voce di Renata tradisce il passaggio prolungato di cartavetro a grana grossa sulle corde vocali per essere sicura di riuscire a trasferire la propria collera a chi la ascolta.
C’è tutto, compresa una buona attitudine ed una passione che escono in gran quantità dai solchi.
Ed allora, cosa c’è che non va? Essenzialmente la mancanza di originalità e la poca varietà nel songwriting.
Sulla prima ci si può passar sopra, se dovessimo togliere dalla nostra discografia gli album delle band che si assomigliano ce ne rimarrebbero forse una ventina.
Sulla seconda, il fatto che i brani non si discostano troppo tra loro, che sono tutti pressoché costruiti secondo la stessa forma ‘strofa caustica – refrain orecchiabile – assolo melodico’, con poca variabilità nel tiro, limita un po’ questo ‘Way of Perdition’, non lo fa decollare come meriterebbe, purtroppo.
Alla fine, anche i brani di maggior impatto, (a mio parere la stessa ‘Way of Perdition’, ‘Into The Sun’, ‘Rotten Soul’ e ‘The Greed’) si perdono nell’insieme.
Poco male, l’album non è da buttar via, anzi, ci fa conoscere una band che ha tutti i numeri per andare avanti e che già da ora può inserirsi con giusto vigore nell’importante movimento Thrash sudamericano.
Aspettiamo con interesse il prossimo album, ‘Way of Perdition’ è più che sufficiente, anche se con riserva.