Recensione: We Care a Lot

Di p2k - 24 Marzo 2003 - 0:00
We Care a Lot
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Anno: 1995
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75

Formatisi nel 1981, dopo una serie di cambiamenti attraverso i quali i nostri cercarono di trovare il singer più adatto alla loro musica (tra i vari candidati si presentò anche un’allora giovane Courtney Love), ecco che nel 1983 Chuck Mosely fu ingaggiato come frontman del gruppo, e dopo un demo di quattro pezzi i nostri diedero alla luce il loro debut album dal titolo “We Care a Lot“. Questo disco nonostante alcune ingenuità figlie dell’inesperienza, portava in se i geni delle caratteristiche uniche di questo gruppo. Ritmicamente pesante e lento come potrebbe essere un brano hip-hop(!!!!!) (però suonato da una sezione ritmica tradizionale basso e batteria!), accompagnato da una chitarra heavy e da tastiere quasi “prog”(!!!), il tutto al servizio d’una voce quasi afona, i nostri senza volerlo avrebbero scatenato sul mondo quel fenomeno assolutamente folle e geniale che tutti noi indicheremo con il nome di “crossover”. La sezione ritmica dei Faith no More è stata vera e propria scuola per le giovani leve che oggi calcano le scene, grazie a quella miscela di stili, che ha saputo dimostrare che per suonare duro non c’è ASSOLUTAMENTE bisogno di suonare heavy metal. Non a caso oggi il batterista Mike Bordin è richiestissimo come turnista dagli artisti più blasonati (Ozzy Osbourne, Jerry Cantrell, Korn, ecc..). La title track è un brano lento, ossessivo, con quel suo ritornello sguaiato e il basso che pulsa pesante su di un tappeto di tastiere che viene ogni tanto squarciato dall’intromissione violenta della chitarra, un brano che nella sua semplicità è diventato un inno per i fans del gruppo, il quale anche anni dopo continuerà a presentare questo brano in ogni loro concerto. Oltre a questo “storico brano” mi preme segnalare la seguente “The Jungle“, dove i nostri aumentano il tiro cominciando a farci muovere il culo come solo loro sanno fare. “Mark Bowen” è invece una song pesante, ossessiva, dedicata all’omonimo ex chitarrista che venne sostituito nel 1983 da Jim Martin. Sulla stessa riga è “As the Worm Turns” un brano epico sostenuto da un giro di piano ossessivo. Siamo ancora lontani da quell’esplosione che avverrà anni dopo con l’entrata di un certo Mike Patton dietro il microfono, esplosione che come detto sopra porterà i Faith no More ad essere riconosciuti, loro malgrado, come padri putativi di tutto il movimento crossover e Nu-Metal. Questo disco in ogni caso rimane un prodotto godibile grazie anche ad altri brani oltre a quelli succitati (“Jim“, “Greed“, “Arabian Disco“), che dimostra l’eclettismo che è sempre stato il loro marchio di fabbrica.

Tracklist:

 1. We Care a Lot
 2. The Jungle
 3. Mark Bowen
 4. Jim
 5. Why Do You Bother
 6. Greed
 7. Pills for Breakfast
 8. As the Worm Turns
 9. Arabian Disco
10. New Beginnings

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