Recensione: We Hate You
I romani HI-GH propongono un sano Speed Metal, suonato senza contaminazioni di sorta od imbastardimenti con altri generi musicali, come facevano, dalla prima metà degli anni ’80, band come Exciter, Savage Grace, Abattoir, Helloween e Rage. Queste, partendo dalle prime esperienze che band come Queen (“Sheer Heart Attack” del 1974), Judas Priest (“Exciter” da “Stained Class” del 1978), Accept (“Fast As a Shark” da “Restless and Wild” del 1982) e, soprattutto, Motorhead fecero con la velocità musicale, presero le melodie, il dinamismo armonico e gli assoli tipici della NWOBHM (vedi i primi Iron Maiden, gli Angel Witch, i Blitzkrieg ed i Tank solo per citarne alcuni) per amalgamarle con la sfacciataggine del punk, facendo così evolvere l’Heavy Metal nel citato Speed Metal. Con la nascita di gruppi come Metallica, Slayer, Megadeth ed Anthrax, che estremizzarono ulteriormente i suoni, il genere prese il nome di Thrash Metal ed il termine Speed venne praticamente accantonato.
Il attività dal 2012, gli HI-GH sono presenti sul mercato con una buona discografia, formata da un primo EP, chiamato “Loud Frequences on Planet Jupiter” pubblicato nel 2012, e da due full-length: “Night Dances” e “Till Death And After” rispettivamente del 2013 e del 2014. Ha inoltre una buona esperienza live avendo condiviso i palchi con molte band connazionali ed estere.
“We Hate You” è il nuovo EP, autoprodotto nel 2016 e composto da cinque brani originali ed una cover, per una durata complessiva di circa ventinove minuti.
Con il nuovo lavoro il combo continua a percorrere i sentieri dello Speed, dando però prevalenza alle sonorità tipiche dell’Heavy Metal. Le composizioni, lunghe ed articolate, presentano le partiture “strofa – refrain – assolo” avvolte da elementi, quali introduzioni d’atmosfera, riff vigorosi, cambi di tempo e linee melodiche condotte con l’uso delle Twin Guitars, che ne aumentano l’energia ed il dinamismo; le tessiture derivate sono ben amalgamate con il cantato, irriverente e fortemente interpretativo.
In breve, usando un termine tipico dell’epoca alla quale la band fa riferimento, “dai solchi” del mini album esce pura adrenalina.
Apre le danze “Burn the School Down”, la cui introduzione cresce di potenza fino a condurre ad un ottimo riff. Buona la parte melodica prima del secondo assolo che spezza il brano facendo prendere respiro.
La seconda “The Last Love’s Path” è un intermezzo musicale poco superiore al minuto che introduce “Hallefuckin’Luja”, vero gioiellino sonoro che attesta ulteriormente la bravura degli artisti italiani a comporre e suonare vero Heavy Metal. La Title Track “We Hate You” e la successiva “Where All Hell Breaks Loose” riprendono lo stile veloce della band affermandone la crescita tecnico – compositiva.
Chiude “Bomber”, cover del mitico brano dei Motorhead del 1979, suonata per ricordare i i compianti Ian Fraser “Lemmy” Kilmister & Phil “Philthy Animal” Taylor, scomparsi nel 2015 a pochi mesi l’uno dall’altro; approfitto del rispetto dimostrato dagli HI-GH per i grandi, salutando un terzo Motorhead, scomparso nel 2011, che “bomber” non l’ha scritta, ma l’ha suonata centinaia di volte nel periodo dal 1984 al 1995: Rest in Peace Wurzel.
“Metal Will Never Die” cantava Ronnie James Dio in uno dei suoi ultimi brani. Gli HI-GH, con “We Hate You”, hanno dimostrato che aveva ragione.
Aspettiamo, con vero interesse, l’uscita del prossimo lavoro.