Recensione: Weibermacht

Di Gianluca Fontanesi - 20 Aprile 2024 - 0:12
Weibermacht
65

I Folterkammer, per chi non li conoscesse, sono un piccolo satellite che orbita attorno al pianeta degli Imperial Triumphant (in formazione c’è Zachary Ezrin, il chitarrista) e che hanno all’attivo un solo album, Die Lederpredigt. Il monicker significa stanza delle torture, ed è tutto un programma. La band propone trame sonore prettamente black metal ma cantate da una soprano; non è la prima volta che il bel canto si sposa con le derive estreme e non sarà l’ultima, anche se qui, come vedremo, i risultati non sono proprio eccellenti. Weibermacht esce per Century Media e offre sette brani più una cover dei Velvet Undergropund, la conclusiva Venus In Furs, che onestamente non ci è apparsa una gran cosa.

Le ostilità si aprono in maniera molto buona e con una manciata di brani che funzionano abbastanza bene; la produzione rispetto al primo disco è migliorata ma ma non troppo, rimane comunque non in grado di rendere completamente giustizia alla band e si ha la sensazione che manchi sempre qualcosa. Croce e delizia della proposta è ovviamente la cantante, Andromeda Anarchia: bravissima in ogni caso ma letteralmente senza freni. Quando centra la linea vocale, come nella opener, funziona tutto piuttosto bene; quando però inizia a partire per la tangente inserendo scream, parlati, acuti stridenti e via dicendo, i brani si perdono un po’, scorrono in maniera indolore ed è un peccato. L’opera è sì incentrata sul bdsm, gli eccessi in un certo senso ci stanno, anche le frustate alla fine della prima traccia, ma purtroppo si arriva ad esserne saturi prima della fine dell’album, e il cantato rigorosamente in tedesco dà un buon tocco marziale ma abbassa la fruibilità.

Durante gli ascolti sembra che i Folterkammer scelgano sempre la soluzione meno semplice e quel colpo di scena reiterato che alla cinquantesima volta viene inevitabilmente a noia; spesso togliere paga, e a voler fare gli strani per forza non sempre esce il coniglio dal cappello ma potresti anche trovarti in mano una nutria. Se poi iniziassimo coi paragoni, ad esempio con gente come gli Unexpect, il confronto sarebbe davvero impietoso. Weibermacht non è comunque un album da buttare, anzi, l’ascolto rimane in ogni caso piacevole anche se a tratti e ci sono buone idee che però avrebbero dovuto godere di miglior fortuna. Bellissimo invece l’artwork ad opera di Eliran Kantor.

Speriamo che nel terzo lavoro i Folterkammer riescano ad essere completamente a fuoco e a dosarsi un po’ di più, le premesse per fare bene ci sono tutte; per ora però dobbiamo accontentarci.

Ultimi album di Folterkammer

Band: Folterkammer
Genere: Avantgarde  Black 
Anno: 2024
65