Recensione: Weight of the Hammer
Dalla terra di Babbo Natale irrompono nella stagnante scena power/epic europea il trio dei MorningStar, guidato dal carismatico cantante/chitarrista Ari Hankonen il quale con quest’album ha portato la band lontano dal thrashing sound dei dischi precedenti, mantenendo in ogni modo inalterato l’aggressività e la sincerità della musica.
Avete presente l’atmosfera plumbea ed epica dei Bathory? La pesantezza dei Cirith Ungol in “King of the Dead“? Lo “spirito Epic Metal” dei Manilla Road di metà anni 80? Se la risposta a queste tre domande è “sì” allora in linea molto generale e schematica potremmo dire che “Weight of the Hammer” è rintracciabile nei punti di queste coordinate.
Complessivamente il trio finnico se la cava abbastanza bene dietro gli strumenti (a parte screams del singer poco pulite) e, attraverso un songwritting molto grezzo e non troppo articolato, offre una prestazione più che convincente.
Uno dei punti di forza del “Peso del Martello” sta nella grande immediatezza dei brani, capaci di coinvolgere l’ascoltatore sia nei momenti più accesi (ad esempio l’anthemica “Metal” o il killer mid-tempo “Hakkapeliitta“) che nei passaggi più lenti ed evocativi (a stupenda “The Last Dragon“).
Un album simile è in grado di soddisfare molti gusti, ma sinceramente mi sento di consigliare l’acquisto di questo disco solo a coloro che credono e vivono al 100% True Heavy Metal.
01) Sylvester’s Night (1596)
02) Northen Summer
03) Electric BattleCry
04) Metal
05) Hakkapeliitta
06) Pirates of the Northen Sea
07) The Last Dragon
08) Traitors Over the Edge
09) The Alchemist
10) Manala
11) The Death of Klaus Fleming
12) The Sign of Turisas