Recensione: Welcome To Illusion
Attivi da poco più di un lustro gli Shylock, band scandinava, approdano alla terza release con un album di sano hard rock.
Ma che hard rock!
Sulla falsa riga del precedente “Pyronized”, gli Shylock sfornano un lavoro potente, grintoso, malinconico nelle melodie, una sorta di hard rock rivestito di metallo: chitarre distorte che tessono riffs al limite del thrash, basso e batteria che sorreggono la composizione con una ritmica possente, il tutto a condimento di una voce che sa destreggiarsi bene tra momenti caldi ed altri più tirati, senza mai perdere la melodicità in chiave minore che contraddistingue tutte e quindici le canzoni di questo “Welcome To Illusion”.
Devo dire che ho trovato molto interessante questa caratteristica fondamentale dei nostri: una base sì hard rock ma veramente heavy rispetto agli standards a cui ci hanno abituato bands di simile fattura ed una voce pulita ma non troppo che mi ha ricordato, non tanto nella timbrica, quanto nella scelta melodica, i bravissimi Evergrey.
Ecco la pietra di paragone: laddove gli Evergrey possono essere associati ad un certo power/prog quasi gotico, sia nelle liriche che nella scelta della melodia vocale, gli Shylock, quasi conterranei, risultano essere più leggeri, più ariosi,in alcuni frangenti, più bluesy in certe soluzioni armoniche, soprattutto nelle strofe, ma l’attitudine, la soluzione del ritornello ha una stessa matrice concettuale, risolta poi con suoni ed arrangiamenti non troppo dissimili.
Da questa visione della musica escono fuori canzoni come la title track, dall’incedere in tensione fino alla logica esplosione del ritornello, classico coro cantabile a squarciagola ai concerti (molto bon joviano nell’ ideazione), oppure la bella “Closer” che parte in sordina, come molte songs della scena street hard rock dei fine anni 80 inizi 90 (un nome su tutti Skid Row, probabilmente i più accostabili perchè i più aggressivi della scena), per poi sfociare nel solito bel ritornello malinconico, quasi sofferto e proseguire con un bellissimo stacco con le chitarre armonizzate a là Iron Maiden che mi ha ricordato le prime cose degli Europe.
Il livello medio delle canzoni di questo platter è decisamente alto, forse meno convincenti (per chi scrive): “Revolution” dalla melodia scontata, “But I Like It” dalle tinte troppo “americane” che non esprimono bene la personalità degli Shylock, “Out Of The Streets” decisamente fuori contesto (riff portante simil funky/blues).
Da menzionare positivamente invece: “Darkness”, con un riff a là Megadeth, “Middle Of Paradise”, con un incipit che mi ha ricordato gli H.I.M. di “Razorblade Romance” e che prosegue con un hard rock di classe e per finire la bellissima “Hard To Hold On”, con un riff portante che non avrebbe sfigurato in una qualsiasi song degli In Flames.
Una band scandinava davvero eccellente che richiama, come già detto, la malinconia e la potenza degli Evergrey, gli intrecci chitarristici dei primi Europe e la visione heavy dell’hard rock a là Skid Row (soprattutto quelli di “Slave To The Grind”).
Un’ultima considerazione: da apprezzare la scelta coraggiosa dei nostri di non abusare degli interventi solistici che, nella bellezza di quindici canzoni, si possono contare sulle dita di una mano.
Davvero un ottimo album, non solo per gli amanti dell’hard rock.
Tracklist:
1. Welcome To Illusion
2. Closer
3. Revolution
4. But I Like It
5. Darkness
6. Middle Of Paradise
7. Lose You
8. Out In The Streets
9. World Of The Lonely
10. Late Night Show
11. The Need
12. Tomorrow
13. Guilty
14. Hard To Hold On
15. I Will Come Back