Recensione: Welcome To My Void

Di Daniele D'Adamo - 17 Aprile 2015 - 23:28
Welcome To My Void
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2015
Nazione:
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70

«Battere il ferro finché è caldo».

Questo lapidario modo di dire, nella sua asciutta filosofia, parrebbe calzare a pennello per descrivere in maniera sintetica l’abnorme produzione attuale di band dedite al cosiddetto ‘melodic metalcore’. Si può anzi affermare che davvero non se ne possa più, di ragazzi ‘ingellati’ combinati in ensemble dai moniker pluritermine. Dediti a una specie di gara volta a stabilire chi di loro riesca a essere il più accattivante possibile, musicalmente parlando, giocando contemporaneamente al ruolo del cattivo, dell’eterno ribelle coperto da (costosi) tatuaggi, piercing e altri ammennicoli del genere.

Tutto quanto sopra, probabilmente vero in molti casi, mortifica al contempo chi, oltre look e attitudine ormai demodé, sa suonare per davvero e, ancor di più, possiede un talento compositivo non indifferente. Rimanendo entro il confine di quest’insieme sono altrettanto parecchie le fattispecie che si potrebbero menzionare. Per non far torto a qualcuno, allora, si può pronunciare un solo nome: Watch Them Fade.

Formatisi nel 2011 in quel di Würzburg, in Bavaria, i Nostri centrano al primo colpo l’obiettivo di firmare un contratto discografico con una top-label come la Massacre Records. Un traguardo, o meglio un punto di partenza, che dimostra – ‘per definizione’ – la buona qualità tecnico-artistica del quartetto teutonico: difficile, difatti, che società del calibro della summenzionata etichetta inseriscano nei propri roster delle… ciofeche inascoltabili.    

I Watch Them Fade, pertanto, si manifestano immediatamente in tutta la loro maturità e consistenza, sebbene “Welcome To My Void” sia un debut-album, nemmeno preceduto dai tradizionali demo di assestamento. Un risultato più che lusinghiero, tuttavia aiutato dalla circostanza che il loro stile sia assolutamente allineato ai dettami del genere. Chitarre thrashy, basso rutilante, stop’n’go, breakdown, growling rabbioso e acido, ritornelli catchy. Tutto quanto necessario, insomma, a disegnare fin nei minimi particolari un sound che non presenta alcun margine di flessibilità rispetto ai predetti canoni stilistici, se non qualche inserto elettronico atto amplificare la vena melanconica che il melodic metalcore ‘deve’ possedere.     

La quale, peraltro, emerge ben sviluppata in song quali “Horizon”, contraddistinta da bei cori dolcemente trasognanti che ricordano quelli dei Devil Sold His Soul. Oppure in “So Cold”, poderosa intonazione di malcelata sofferenza interiore. Proprio in occasione di tali brani i Watch Them Fade tradiscono un’innata capacità di elaborazione delle armonie niente affatto comune, spinta a un’istintiva ricerca delle emozioni più struggenti dell’animo umano. Ed è forse nella qualità superiore di detti episodi che è insito il limite principale del combo britannico: la poca continuità. Derivante, per l’appunto, dalla presenza di tracce piuttosto anonime e scontate, che tradiscono una certa mancanza di concentrazione in sede di scrittura dei pezzi. Oppure un eccesso di fretta per rispettare stringenti tempistiche contrattuali.    

Benché “Welcome To My Void” rappresenti un più che degno inizio di carriera, i Watch Them Fade dovranno lavorare sodo se intenderanno raggiungere la necessaria uniformità, verso l’alto, delle varie canzoni componenti un full-length. Sennò, ci sarà soltanto il limbo, innanzi a loro.   

Daniele “dani66” D’Adamo

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