Recensione: Werewolf Training
I Bloodline sono un vero fulmine a ciel sereno, per quanto mi riguarda: sino a poco prima di avere il disco non sapevo nulla di questo progetto parallelo di personaggi di spicco della scena black metal, un gruppo che rachiudesse tutte le peculiarità delle rispettive bands a formare un sound nuovo e particolare, tra il classico e l’innovazione.
I suddetti musicisti altri non sono che Nattefrost, gelido cantante dei Carpathian Forest, Set Teitan 131 e Nysrok Infernalien degli italiani Aborym ed il main-man dei Diabolicum, Sasrof: insomma, una congrega di personalità dai gusti musicali (e non) ben noti, che sul debut album Werewolf Training creano una miscela di sonorità davvero affascinante, che spazia dal classico black/thrash (Retaliation) alle influenze marcatamente elettroniche, allucinogene, tipiche degli ultimi Aborym, appunto (Inhale Thorns, ad esempio). In generale abbiamo suoni di chitarra tipicamente zanzarosi ma ben prodotti, con il tipico scream di Nattefrost a dominare il tutto; ma è la varietà dei pezzi a stupire e, ad un primo ascolto, disorientare abbastanza: la palma di canzone più strana (e più bella) del disco se la merita di sicuro Season of the Predator, quarta cadenzata e mortifera traccia dell’album, interamente ad appannaggio di Sasrof per quanto ne riguarda la composizione. La successiva While the city sleeps presenta invece uno dei testi più interessanti, moderno ma più maligno di 1000 foreste nordiche, virando musicalmente di nuovo sul black più thrasheggiante e scarno, ma con pregevoli inserti di sintetizzatore a contornare il tutto.
Ottimi anche i suoni della drum-machine, che evitano la secchezza dei Diabolicum e l’inumanità degli Aborym, per portarci poi al pezzo decisamente più atmosferico, la splendida I Saw a Chapel, una poesia del grande William Blake:
“I saw a chapel all of gold
That none did dare to enter in
And many weeping stood without
Weeping, mourning, worshipping…”
Da brividi la recitazione del testo originario sulla base arpeggiata e in cui ribollono voci, suoni, sia umani che sintetizzati.
Una bella sorpresa, in definitiva, una grande prova di classe che può lasciarci solo piacevolmente stupiti e curiosi di avere presto nuovo materiale da questa band: la Selbstmord Services si conferma etichetta di grande intuito e selettività, rendendoci partecipi dell’ennesima gemma oscura del proprio roster.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Werewolf training
2. Inhale thorns
3. Retaliation
4. Season of the predator
5. When the city sleeps
6. I saw a chapel
7. New Sodom