Recensione: What The Hell…?!?
Diluve: un nome che non potrà dir molto al metaller medio date la giovane età e la (speriamo non ancora troppo duratura) appartenenza all’underground toscano, ma che potrebbe regalare grandi soddisfazioni agli amanti del buon vecchio heavy/power metal teutonico d’annata. Eh sì, perché lo spirito che contraddistingue le nove tracce che compongono “What The Hell…?!?”, il loro demo del 2011 (ma distribuito all’estero dall’ottobre 2012 tramite Crashsound e Ladymusic) , è decisamente affine a quello dei primissimi Helloween più “grezzi” e metallici, quelli di “Walls Of Jericho” piuttosto che dei più educati e rifiniti “Keepers”.
Vocals sbilenche ma efficaci, ritmiche mitraglianti, assolo veloci e brutali che non vanno molto per il sottile e un (bel) po’ di sana goliardia che rende il tutto ancora più divertente e godibile. Questi gli ingredienti chiave della ricetta di una band che guarda con nostalgia ad un passato in cui soprani, orchestrazioni e tecnicismi strumentali non avevano ancora preso il posto della sana furia mutuata dal punk sulla quale si basavano gruppi come i Maiden degli esordi, i primi Metallica e le Zucche di Amburgo.
Già dalla coinvolgente intro “The King’s Rising” la voglia di spaccare tutto e tutti di questi cinque ragazzi pisani (Andrea Volpi alla voce, Paolo Oliveri e Nicolò Riccomi alle chitarre, Alessandro Lupo al basso e JF alla batteria) viene a galla prepotentemente. “Storm Attacks”,con il suo riffing incalzante e il refrain guerresco ribadisce in maniera quasi commovente il loro attaccamento a quell’ibrido di heavy, thrash e ritornelli melodici e un po’ alticci con cui si identificava il power metal prima che migliaia di inutili cloni ne proponessero una versione stucchevole ed edulcorata.
Si parlava di Helloween e di “Walls Of Jericho” e, non a caso, i Diluve estraggano dal cilindro “Victim Of Venereal”, una sorridente ma forse non del tutto riuscita parodia demenziale con più d’un riferimento alla celeberrima “Victims Of Fate”. Le strofe della successiva “I Got All” paiono invece rifarsi maggiormente all’era Kiske, prima di lanciarsi in un eroico ritornello seguito da sfuriate di chitarra in puro stile power metal. La goliardia ritorna a farla padrona nella divertente “Heavy Machine Gun” mentre per le due tracce successive la parola chiave è “revival”: “Fatechild” profuma di Iron Maiden e di classic Heavy Metal suonato con passione e cognizione e “A Sign From Above” strizza l’occhio al power epicheggiante dei tardi anni ’90. Marciando verso la chiusura è il turno della title track, un difficile mesh-up tra thrash metal ed inserti folk/birraioli suscettibile di ulteriori perfezionamenti, in attesa della conclusiva “Scarecrows, Guardians Of Hellfields”, un altro ottimo esempio di heavy/power vecchia maniera che va a concludere degnamente un debut-album ben più che dignitoso.
I Diluve non cercano l’innovazione né la sperimentazione ma piuttosto il recupero di uno spirito e di una mentalità che, in oltre trent’anni di heavy metal, si sono talvolta persi per strada e in questo dimostrano di saperci fare alla grande. Dal punto di visto tecnico la band ha i mezzi che le occorrono per fare la propria musica e anche quei piccoli difetti che si intravedono qua e là fanno parte del loro DNA e non necessitano, dunque, di essere in alcun modo “migliorati”. L’augurio è di vedere premiati i loro sforzi e che in futuro, pur magari correggendo qualche perdonabile ingenuità, perlopiù riconducibile al “dosaggio” degli elementi goliardico/demenziali, i Diluve continuino a fare della buona musica senza perdere quell’attitudine “casinara” che rappresenta oggi il loro migliore pregio.
Stefano Burini
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Tracklist
01. The King’s Rising 01:44
02. Storm Attacks 05:13
03. Victim Of Venereal 02:48
04. I Got All 04:10
05. Heavy Machine Gun 03:27
06. Fatechild 03:26
07. A Sign From Above 04:35
08. What The Hell…?!? 03:08
09. Scarecrows, Guardians Of Hellfields 07:52
Line Up
Andrea Volpi: voce
Paolo Oliveri: chitarra
Nicolò Riccomi chitarra
Alessandro Lupo: basso
JF:batteria