Recensione: What Women Can’t Live Without

Di Riccardo Angelini - 10 Ottobre 2008 - 0:00
What Women Can’t Live Without
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Anno: 2008
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80

“Via, bisogna andà a baccaglià assieme”

Con tale nobile proposito nasce The Aesthetic Project. Più che una band una missione, che vede unite due volti noti della scena toscana: il chitarrista Matteo Buti (Subhuman, Rattlesnake) e il tastierista Lorenzo Pinto (A:Void, ex-Abstract, ex-Angel’s Last Breath). Fine primario della loro nobile alleanza è – cito: “conoscere (biblicamente) un numero indefinito potenzialmente illimitato di donne compiacenti (e non potrebbe essere altrimenti)”. Nulla di nuovo rispetto alle motivazioni di qualsiasi altra band sulla faccia della terra, insomma, ma se non altro loro l’ammettono. Accanto a questo proposito fondamentale, la band si propone una serie di obbiettivi secondari – e cito ancora:

1. Omaggiare film, serie televisive e web-videos particolarmente significativi per il duo;
2. Contrastare la preoccupante ondata di emancipazione femminile che sta prepotentemente avanzando da 40 anni a questa parte;
3. Dimostrare che il Metallo Estetico svernicia chiunque in qualsiasi genere.

È precisamente su quest’ultimo punto che dovrà concentrarsi la nostra analisi in questa sede. E qui bisogna subito mettere in chiaro che quando si tratta di musica i nostri non scherzano affatto. Tecnica, eclettismo e una buona sinergia sono i segni distintivi di sei brani strumentali che fanno della varietà e della pulizia esecutiva i loro punti di forza primari, contenendosi (saggiamente) su estensioni mai eccessive, comprese fra i tre e i quattro minuti.
La title-track apre l’album in modo programmatico, con una staffetta di soli allestita su un percorso di impostazione progressive. Emergono subito il gusto melodico di Buti e la scelta dei suoni mai banale da parte delle tastiere. I toni si induriscono nel pezzo successivo. Mentre Borat si fa portavoce delle sedicenti verità kazake sul ruolo della donna nella società moderna, le chitarre si lanciano in una sfuriata thrashy incalzante, in cui emerge l’esperienza nel metal estremo di Buti. In questo contesto Pinto riesce in una piccola impresa, ottenendo di non ammosciare il brano con suoni troppo melodici ma anzi di alzare la tensione tallonando passo passo le rincorse delle sei corde. Peccato soltanto per i suoni sintetici della batteria, che nonostante il buon lavoro di programmazione non possono incanalare la potenza necessaria. Altro passo avanti, altra citazione dotta, con il grande Bruce Campbell (nei panni di Ash ne ‘L’Armata Delle Tenebre’) che introduce ‘Join The Army’, brano dal taglio decisamente epico, contraddistinto da una brillante sezione solistica centrale. Nuovo pezzo, nuova citazione. Stavolta a essere chiamanto in causa è ‘Berlinguer Ti Voglio Bene’, fra i primi successi di Benigni, che avanza una solenne questione: “pole la dono permettisi di pareggiare con l’omo?”. ‘No Is The Answer’ replicano i due bricconi toscani, ripiegando su territori più marcatamente progressive. L’eco dei Dream Theater di primo pelo si fa più forte, soprattutto nel sound di tastiere sovente protagoniste. ‘The Female Inconstancy’ si propone come ideale punto d’incontro fra i due pezzi precedenti, articolata nelle strutture ma sempre sostenuta dal punto di vista ritmico: una sorta di ibrido prog/power d’ispirazione Symphony X. Chiusura affidata alla ballad ‘Friends Of Us’, introdotta da un quieto crescendo pinkfloydiano dal quale erompe un finale altero e sostenuto. Stavolta niente introduzione, ma una chiosa d’autore: nulla di meglio delle parole di Ugo Tognazzi nel capolavoro ‘Amici Miei’ per concludere il demo con la più eloquente delle citazioni.

Non di sola goliardia vive insomma The Aesthetic Project, ma anche e soprattutto di parecchia sostanza. E mentre qualcuno si indignerà a gran voce per l’ostentato maschilismo dei due toscanacci (senza rendersi conto di fare con ciò il loro gioco), ‘What Women Can’t Live Without’ getta basi decisamente interessanti per il futuro di una band che qualcuno ha già bonariamente definito i Manowar del prog. Non sembra indispensabile a tal riguardo l’inserimento di una voce, dal momento che tastiera e chitarra sembrano perfettamente in grado di sostenere il peso delle composizioni, mentre sarà opportuno fortificare la sezione ritmica: l’inserimento di un terzo elemento alla batteria potrebbe in questo senso rappresentare una svolta per la band (anche se sicuramente non sarà facile trovare un candidato carismatico quanto gli altri due). Staremo a vedere.

Riccardo Angelini

Tracklist:
01. What Women Can’t Live Without
02. The Kazaki Truth
03. Join Our Army
04. “No” is the Answer
05. The Female Inconstancy
06. Friend of Us

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