Recensione: Wheel of Time
Secondo album, più un EP, per i tedeschi Savage Blood, gruppo nato nel 2016 ma non certo di primo pelo che con questo “Wheel of Time” ci propone un robusto power metal sporcato di heavy: di quello che non si preoccupa di pescare sia dalla scena estera che dai nomi grossi in madrepatria e non disdegna passaggi più nerboruti per spandere nel circondario la propria rombante muscolarità. Ritmi quadrati e grossi, con una batteria bene in evidenza per dettare i tempi su cui si innestano chitarre che giocano con power chords a pioggia e melodie maschie, più qualche sfuriata ai limiti del thrash a condire i momenti frenetici. Echi sporadici di Iced Earth e Rage si fanno largo di tanto in tanto, guarnendo la materia sonora dura e pura creata da questi ragazzi della bassa Sassonia, ma per essere sinceri il primo nome che mi è venuto in mente ascoltando “Wheel of Time” è stato quello dei Brainstorm. A partire dalla voce di Peter Diersmann, molto simile a quella di Andy B. Franck, e spandendosi a macchia d’olio sul resto del gruppo, l’imprinting del combo di Heidenheim e della sua robusta musicalità non può passare inosservato. Va però aggiunto che i nostri ci mettono del loro, suonando con passione e il giusto piglio propositivo e sfumando la verve battagliera di ogni traccia con qualche sfumatura più caratteristica. Dalle belligeranti e anthemiche “Battle Cry”, “Raven Crown”, “Believer” o la conclusiva e sfaccettata “Wheel of Time”, passando per le melodie languide di “Oblivion” alla malignità della serpeggiante “Lord of the Dark”, i nostri baldi tedeschi si esibiscono in un’esaustiva serie di piccole variazioni sul tema dell’heavy power tedesco. Il risultato è un lavoro godibile e strutturato, che senza smuoversi di un millimetro dai classici diktat del metallo alemanno rimane concentrato sull’obiettivo e rivela, dietro un’apparente staticità, un’immediatezza e una sincerità a tratti rinfrescanti, pompando testosterone e carica eroica per tutti i suoi tre quarti d’ora scarsi.