Recensione: Wheels Within Wheels

Di Carlo Passa - 21 Ottobre 2023 - 10:57
Wheels Within Wheels
Band: Vitalines
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: AOR 
Anno: 2023
Nazione:
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75

Ecco uno di quei casi in cui i nomi dei membri della band di turno spiegano da soli quel che ci si può attendere dai pezzi di un disco. Parlare di band è, in vero, un po’ forzato, perché i Vitalines sono il progetto di due nomi di media importanza nel campo dell’AOR / Melodic Rock. Alla voce troviamo Robbie LaBlanc, noto per la sua militanza in Blanc Faces e Find Me, oltre che per essere uno dei tre protagonisti del progetto T3nors (accompagnato da Toby Hitchock e Kent Hilli). Chitarre, tastiere e basso sono, invece, a cura del polistrumentista e turnista svedese Tommy Denander.
Insomma, Wheels Within Wheels è un bel disco AOR, con accenni Melodic Rock e, a tratti, Hard Rock. Grandi tastiere, arrangiamenti eleganti e coerenti, linee melodiche raffinate, prestazioni musicali eccellenti, pomp e leggerezza, potenza e raffinatezza: insomma, tutto bene, tutto benissimo. Forse, a mancare è un po’ il cuore in un disco che sembra studiato a tavolino e non è il prodotto di una vera band, ma piuttosto di un progetto, anche se certamente non posticcio (come, invece, capita, purtroppo, non di rado).
Toto, Journey, Giant, Survivor, Foreigner e compagnia bella degli anni Ottanta: li troverete tutti in Wheels Within Wheels, che suona tanto bene quanto (volutamente) vecchio in ogni sua nota. Non è necessariamente un difetto, perché ascoltando i pezzi dell’album non si sente mai l’odore dell’operazione-nostalgia quanto, invece, il profumo di un genere che, nonostante abbia evidentemente dato il meglio di sè, non smette di regalare bei momenti.
E un bel momento è Judgement Day Is Here, forte di un tiro notevole e di un ritornello veramente accattivante. Ma lungo tutto Wheels Within Wheels non ci sono cali di tensione e quasi ci si stupisce della ricchezza produttiva della penna di Robbie LaBlanc e Tommy Denander. Se proprio devo segnalare quelli che trovo essere i pezzi migliori del disco, non posso soprassedere sulla eccezionale Love And Thunder, quasi progressiva nelle parti strumentali, pomp nell’arrangiamento e meravigliosamente Rock nelle melodie: un gioiello che mi auguro non andrà perduto nel labirinto della scena musicale odierna. Bella anche la teatrale You Never Know With Magic, che compensa la dipendenza evidente dal modello Foreigner con una eleganza compositiva davvero ammirevole. E dirò che anche la semi-ballad Life Waits For No One ha una propria ragion d’essere, pur essendo forse il brano del lotto più rétro.
La title track è un buon pezzo dal ritmo incalzante, che però supporta una melodia non così riuscita. Infine, Nothing But Silence è un mid-tempo grandioso di ottima fattura.
Wheels Within Wheels è, dunque, un buon disco: certo, non cambierà di una virgola la storia dell’AOR (ma avrebbe una ragione provare a farlo?) e, purtroppo, rischierà di venir dimenticato nel giro di poco tempo. E sarà un peccato, perché un brano come Love And Thunder meriterebbe maggiori possibilità di affermarsi. Ma nel grigio diluvio discografico moderno, le tante note che toccano i nostri padiglioni auricolari faticano a restarvici per più di un effimero ascolto. Wheels Within Wheels è una buona occasione per infrangere questa deriva: non ve ne pentirete.

 

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