Recensione: When Life Was Hard And Fast

Di Manuel Gregorin - 20 Maggio 2021 - 0:01
When Life Was Hard And Fast
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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81

Quanti di voi si ricordano di Ricky Warwick?
Forse i più attempati fra i lettori lo rammenteranno come ex cantante degli Almighty, formazione hard rock scozzese che accompagnò gli Iron Maiden per ben due tour: quello del momentaneo addio di Bruce Dickinson ed il successivo di supporto a “X Factor” che vedeva l’esordio di Blaze Bayley, durante il quale ho potuto gustare anch’io la loro carica “motorheadiana”.
Ma ovviamente la carriera del musicista Nordirlandese non si limita a questo…
Nato a Newtownards nell’Irlanda Del Nord esordisce giovanissimo come chitarrista ritmico dei New Model Army. Trasferitosi in Scozia con la famiglia fonda gli Almighty con i quali raggiunge una certa notorietà. Sciolti questi ultimi, Ricky è stato coinvolto in numerosi progetti: Stiff Liitle Finger, Circus Diablo fino ad aver l’onore di essere chiamato come sostituto del compianto Phil Lynott nell’ultima versione dei Thin Lizzy, formazione che si è poi evoluta nei Black Star Riders.
Da aggiungere un tentativo di reunion degli Almighty ed una ricca carriera solista della quale andremo ad analizzare l’ultimo album uscito giusto pochi mesi fa.

When Life Was Hard And Fast“: un lavoro ove Ricky Warwick propone una riflessione sulla sua infanzia nella provincia Nordirlandese, in un epoca priva di cellulari e social network ma piena di aspirazioni e sogni nel cassetto. In un certo senso, un periodo molto, più spontaneo e genuino rispetto ai tempi attuali: caratteristiche che in effetti rispecchiano appieno la musica di questo nuovo cd, in cui per tre quarti d’ora circa siamo accompagnati da un rock classico dal sapore volutamente datato.
L’atmosfera antica di quest’opera viene evidenziata già dalla copertina dal sapore vintage che fa da cornice ad una foto raffigurante un incidente automobilistico avvenuto negli anni 30 nei pressi della fattoria del nonno di Ricky.
Ai tempi la proprietà della famiglia Warwick era attraversata dal circuito della Ards TT Motor Car Race, una corsa automobilistica inglese che in quegli anni fra le altre cose vide trionfare il nostro connazionale Nuvolari, oltre ad essere teatro di numerosi incidenti proprio nei pressi della casa del nonno di Ricky.
Ci troviamo tra le mani (e nelle orecchie) un concentrato di rock focoso e passionale: Warwick, sotto la guida del produttore Keith Nelson (che è anche co-autore di alcuni brani) ha allestito uno squadrone d’attacco di prim’ordine, circondandosi di ospiti d’eccezione come Joe Elliot, Andy Taylor (l’anima “rocker” dei Duran Duran), Luke Morley dei Thunder e Dizzy Reed dei Guns N’Roses.

Si parte subito con la title track, un riff semplice ed una melodia coinvolgente che fanno centro: un brano dal sapore Thin Lizzy, arricchito dalla presenza ai cori di Joe “Def Leppard” Elliot. Si prosegue con “You Dont’Love Me” una composizione dall’andamento un po’ più moderato in cui assaporare un assolo di chitarra di Luke Morley.
Un altro pezzo di valore è “I’d Rathed Be Hit” che si assesta sui buoni livelli qualitativi dei brani precedenti. Pare chiaro come in questo lavoro Warwick metta sul piatto la sua passione per il rock più tradizionale, quello di artisti come Bruce Spingsteen, Tom Petty, Johnny Thunder e Thin Lizzy rispetto alle sfuriate dell’epoca Almighty. Non mancano comunque episodi più grintosi come “Gunslinger“, brano ruvido dal sapore stradaiolo, o “Never Corner A Rat“, un brano hard rock dalle sfumature punk con riff e assoli di chitarra che a tratti ricordano i Guns N’Roses.
Si arriva poi ai momenti più riflessivi con delle ballads d’atmosfera come “Time Don’t Seem To Matter“, un lento con chitarra acustica e tastiere in sottofondo in cui Ricky viene accompagnato nel ritornello dalla voce di sua figlia Pepper e “Don’t Feel At Home“: una ballata elettrica che ricorda qualcosa di Bruce Springsteen incrociato con gli episodi più melodici dei Bon Jovi. Rilevante la partecipazione di Dizzy Reed alle tastiere.

Si torna ad accelerare con “Fighting Heart“: un rock dinamico costituito da riff coinvolgenti e belle melodie vocali trascinano un pezzo davvero coinvolgente che si candida ad essere uno dei migliori di questo disco. “Still Alive” con le sue ritmiche martellanti è un altro brano di buona fattura che richiama alla mente Billy Idol.

Durante l’ascolto di questo platter non si può fare a meno di gustare un atmosfera molto retrò con un rock vecchia maniera che ha lo stesso sapore di un buon vino d’annata; di certo questo è dovuto alla passione di Ricky Warwick per certe sonorità classiche, ma di sicuro un contributo deriva anche dal buon lavoro del produttore Keit Nelson che oltre all’esperienza ha messo a disposizione il suo studio di Los Angeles con annessa la sua collezione di chitarre d’epoca. Infatti il cantante Nordirlandese ha ammesso di essersela spassata come un bambino in un negozio di giocattoli a dilettarsi fra le varie Gibson, Telecaster ed altri strumenti datati, procurategli dal produttore americano.

Arriviamo cosi a “Clown Of Misery“, un’altra ballad acustica dalla genesi molto originale: infatti come rivelato dallo stesso Ricky il pezzo è stato registrato con il suo smartphone in versione demo solo voce e chitarra e spedita al produttore Keit Nelson per sentire un suo parere. Praticamente ascoltata e piaciuta: tanto che Nelson ha deciso di metterla su disco così com’era senza ulteriori ritocchi. Ed effettivamente il microfono dello smartphone offre la sensazione di un brano ascoltato da una vecchia radio con un risultato molto d’effetto.
In conclusione “You’re My Rock N’Roll“, un pezzo energico che ribadisce come il Rock N’ Roll sia ancora vivo.

L’opera si compone inoltre di secondo cd, arricchito da una serie di cover degli artisti più disparati come Dead Or Alive, Ramones, Alan Jackson, Elvis Presley e Britney Spears (!), tutti eseguiti in versione unplugged ed interpretati in modo magistrale. Warwick in questa versione acustica pare voler emulare – con discreto successo –  artisti come Johnny Cash e Neil Young.
A conclusione di questo secondo disco troviamo infine le versioni sempre in acustico di una canzone degli Almighty e di “WratChild” degli Iron Maiden.
Viene da domandarsi inevitabilmente se se la scelta di questi due brani in chiusura sia casuale o, piuttosto, voglia essere un romantico tributo agli anni in cui la band scozzese fece da opening act a Steve Harris e soci.

When Life Was Hard And Fast” è un lavoro di grande qualità, a base di rock semplice e genuino ma allo stesso tempo coinvolgente e trascinante.

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