Recensione: When Liquids Stay Dry
Nato nell’anno 2000 dalle ceneri dei Grendel’s Cave, il progetto Illogo si
fonda inizialmente su basi che si rifanno a generi estremi come death, black e
grind che, con il passare del tempo, vengono sviluppate, evolute e amalgamate con
l’inserimento di contaminazioni provenienti da generi differenti l’uno
dall’altro come rock, elettronica e altro ancora. Per quanto riguarda il monicker, non si tratta in realtà di un vero e proprio nome: la band, sin dagli
inizi decide di rimanere senza una parola o una frase in particolare che li
rappresenti, affidandosi semplicemente a un logo (e da qui nasce la
dicitura Illogo).
When Liquids Stay Dry è il primo full-length del gruppo che esce a tre anni
di distanza dal precedente demo autoprodotto, Isteresi. Come già detto, il sound
degli Illogo si affida alla sperimentazione più sfrenata fatta di
contaminazioni che attingono dai generi più disparati. Per questo nuovo lavoro, le basi che si
possono identificare nel sound racchiuso nelle dieci tracce a disposizione, si
fondano principalmente sullo sludge dilatato di Isis, Neurosis e su partiture
sincopate che prendono spunto dalle produzioni targate Meshuggah, con in
più l’innesto di elementi elettronici che vanno a rendere l’impatto sonoro dei singoli brani
ancora più immediato.
L’intro Ogiva parte subito con una frequenza disturbata, in sordina
e appena percettibile se non ad un volume più alto, che fa da preludio per il
caos che verrà a generarsi come un fulmine a ciel sereno con l’arrivo dell’opener
Inaudita Altera Parte. Le partiture di questa prima traccia si muovono su riff
snervanti all’inverosimile, inserti elettronici di matrice industrial e cantato
in scream rabbioso ed ossessivo tipicamente hardcore. Già con l’arrivo delle
successive When Liquids Stay Dry e Retina-Scan le carte si rimescolano per dare
alla luce un sound che diventa sempre più cupo e lento man mano che passano i
minuti, sostenuto principalmente da riff di chitarra cadenzati, apocalittici e
inserti di synth onnipresenti. Con lo scorrere del resto della tracklist, le
atmosfere rimangono pressoché invariate alternandosi di tanto in tanto fra parti
ora più cupe e opprimenti, ora più rabbiose e capaci di esternare quel senso di
dolore e frustrazione che si tramuta nelle urla sprigionate dall’ugola di Erik,
il quale si rende sempre protagonista di una prestazione d’alti livelli con un
cantato che si alterna agevolmente fra scream, growl e parti recitate
rigorosamente in lingua italiana. Le sfumature ambient degli intermezzi
Impercettibile e Cenere, nelle quali sono presenti
solo ed esclusivamente le campionature generate dai sintetizzatori, servono solo
a smorzare di poco la tensione che continuerà a mettere alla prova gli apparati
uditivi di chi ascolta, fino ad arrivare agli ultimi spasmi generati dalla
delirante Logica.
When Liquids Stay Dry non è sicuramente un disco per tutti, sia chiaro, ma
non per questo privo di fascino. La proposta degli Illogo, seppur apparentemente
caotica e difficile da digerire al primo ascolto, riesce a spiccare grazie ad un
songwriting maturo, originale e coraggioso. Forse si sarebbe potuto fare
qualcosa di più per una produzione fragile al cospetto di brani robusti e di
forte impatto, ma questo piccolo particolare non abbassa il valore complessivo
del prodotto. Da tenere d’occhio, perché se continueranno su questa strada,
riusciranno sicuramente a stupire anche chi storce il naso di fronte a proposte
musicali di questo tipo.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Ogiva
02 Inaudita Altera Parte
03 When Liquids Stay Dry
04 Retina-Scan
05 Impercettibile
06 Krome Anagram And Silver Bodies
07 Stellar
08 Cenere
09 Agonia Delle Intenzioni
10 Logica