Recensione: When The Empire Falls

Di Luca Palmieri - 27 Febbraio 2008 - 0:00
When The Empire Falls
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
60

Chissà se sapremo mai se la storia della loro entrata nel rooster della Poko Records/EMI è davvero datata il giorno del loro primo concerto live… Fatto sta che questi finlandesi hanno saputo creare una certa attesa intorno al loro primo lavoro soprattutto nella loro terra natale. Le premesse sono di tutto rispetto: power metal scandinavo con forti venature heavy, il tutto immerso in vocals melodiche. Dunque, saltiamo i convenevoli della piccola bio della band (del tutto trascurabile, a meno che non abbiate mai sentito del classico “un tizio mette su una band col suo amico, amici in comune a completare i posti vacanti blablabla”) e andiamo direttamente al succo.

Il disco parte con “The blood in your hands”, che esemplifica in maniera magistrale tutto ciò che udiremo per i restanti 47 minuti. Chitarre pesanti, riff potenti decisamente heavy-oriented, batteria boombastica, e voce… Pulita, soffice ma imponente e incisiva. A tratti sembra quasi di sentire il buon James LaBrie (su disco, chiariamo). La title-track continua sulla scia di un heavy-power melodico, con riff decisamente pesanti per questo genere, quasi al confine tra power teutonico e americano. La seguente “Wasted times” sembra anche sconfinare verso la bay area, per poi arrivare nel chorus di nuovo in terra europea, in particolare in quel sound death melodico svedese alla In Flames, o i Soilwork, per usare un termine di paragone più appropriato. “In dark places” ripercorre il sentiero della precedente, così come “Judgement awaits”. “Ghosts” ha degli echi dai Symphony X più recenti, fatte le dovute proporzioni con mastro Romeo. “Sinners” è una mid-tempo discretamente riuscita, dove la vocalità di Tommi si esalta. “Paint your sky” inizia con un riff esageratamente à la Roy Z, e poi si dipana su strade già abbondantemente percorse precedentemente. Idem per “World In Flames” e “Child Of The Dark”. Chiude le danze la outro “Hollow”.

Quante volte avrò ripetuto in questa recensione la parola “stesso” o usato dei sinonimi? Mi risulta difficile dare un giudizio completo a questo album; le premesse sono ottime, la produzione rende giustizia del lavoro compiuto in fase di songwriting, ma… In bocca questo “When the empire falls” non lascia nè sapore dolce nè amaro. Dopo qualche giro nel mio lettore, la soglia di sopportazione cala vistosamente, anche se la voglia di risentire quel riff maledettamente ficcante o quel passaggio melodico si fa viva a sprazzi. Parliamoci chiaro, a costo di sembrare il solito “defender” chiuso mentalmente, devo dire che avere dietro il microfono una qualsiasi voce alla Halford avrebbe giovato notevolmente a questi giovani finlandesi. Aggiungiamoci una certa staticità nelle strutture, e i punti a sfavore sono elencati. I punti positivi ci sono, e depongono per una base ritmica solidissima e anche fantasiosa, in alcuni frangenti, per Markus e Rami autori di riff possenti e mai uguali, per la voce pulita di Tommi che sebbene sia anonima non è mai fastidiosa e in generale per un sound roccioso e compatto.

In definitiva, un prodotto buono, ma non eccellente, mediocre ma non inascoltabile. E come un professore d’antan, valuto il loro operato con una sufficienza senza infamia nè lode. Li aspetto alla prossima interrogazione.

Tracklist:
1. The Blood in Your Hands 
2. When The Empire Falls (MySpace
3. Wasted Times 
4. In Dark Places 
5. Judgment Awaits 
6. Ghosts 
7. Sinner 
8. Paint Your Sky 
9. World In Flames 
10. Child Of The Dark 
11. Hollow

Ultimi album di When The Empire Falls