Recensione: When The Nameless Stars Serenade Your Ravenous Usurpation Of The Blackness
Il symphonic metal non è un sottogenere particolarmente battuto, un po’ osteggiato perché forse indigesto ai blackster più duri e puri, un po’ probabilmente perché il suo picco artistico l’ha raggiunto quasi subito, e ormai tanto tempo fa. Gruppi come gli Emperor e i Limbonic Art sono ispirazione per qualunque new entry del genere, e l’accostamento a tali realtà artistiche è obbligatorio e fin troppo ovvio. L’oggetto dell’analisi di oggi è “When the Nameless Stars Serenade Your Ravenous Usurpation of the Blackness”, della one man band “The Gloomy Radiance of the Moon”, che esordisce così con il primo full length, tramite una combinazione che porta più caratteri di un discreto tema liceale. Il disco (che da ora chiameremo “When the nameless”) viene pubblicato in tiratura limitatissima, solo 200 copie, sotto New Era Productions e si esprime nella durata di 36 minuti.
Dopo un’intro sognate veniamo aggrediti dal più classico dei brani symphonic metal, “The Burning Chariot of Divinity Shall Bring Me to Algol”, molto solido e piacevole all’ascolto. A seguire il brano che racchiude maggiormente il leitmotiv stilistico del progetto, ovvero “When the Dragonstorm Clouds Brake, Woe Betide the Worlds”: cambi di tempo e tastiere sono gli ingredienti principali: l’impressione è quasi che l’impostazione black metal sia al servizio delle tastiere piuttosto che il contrario. Questa scelta farà la gioia di molti, ma potrebbe rendere assolutamente inascoltabile il risultato finale per altri. In ogni caso la composizione risulta abbastanza varia, fra melodie acute che contrastano con le tonalità più opprimenti sullo sfondo. Anche “Dreamer in the Constellation of the Maltheistic Dreamlords” si fa notare nel quadro generale dell’opera, tramite la sua andatura più scandita ed in generale un lavoro più elaborato alle pelli.
In linea generale “When the Nameless” risulta un lavoro pregevole e solido, soprattutto considerando la penuria di prodotti collocabili nel genere. Sicuramente non ci troviamo davanti ad un “modern classic”, ma comunque le atmosfere vampiresche e gotiche proposte risultano di spessore. Per una prossima uscita sarebbe opportuna una rifinitura, magari anche in fase di missaggio, ma la sostanza c’è.