Recensione: When The Storm Comes Down
Quante volte, in ambito metal e non solo, avete sentito dire la classica frase «il terzo disco è quello decisivo»? Eppure, al di là dei luoghi comuni, tante volte la terza fatica è stata proprio quella indicativa per decretare il successo di un gruppo e catapultarlo nella Storia (solo per citarne alcuni: “… Among The Living”, “Master Of Puppets”, “Beneath The Remains” e “Reign In Blood” vi dicono niente?). Ma, ahinoi, tanto è vera quest’assunzione, quanto è valido il suo contrario: gruppi che con l’esordio avevano stupito e che con il secondo lavoro avevano confermato il loro talento, con il terzo purtroppo hanno fallito l’appuntamento con il successo.
I Flotsam And Jetsam avevano esordito nel 1986, anno di grazia per il thrash, con il brillante e promettente “Doomsday For The Deceiver”. Tour europeo con i Megadeth, contratto con una major (Elektra) servito su un piatto d’argento ed eccellente riconferma due anni dopo con lo strepitoso “No Place For Disgrace”; full-length ottimo in tutto nonostante la gravissima perdita del mastermind Jason Newsted, nel frattempo reclutato dai Metallica. I presupposti erano buoni per essere certi che una nuova stella fosse nata nel firmamento metal americano e, per forza di cose, mondiale …
È il 1990 e i nostri, sempre su major – questa volta MCA – tornano sul mercato con “When The Storm Comes Down” per confermare quanto di buono fatto fino allora. Ed è proprio questo terzo lavoro che merita un’attenta analisi. Schiacciando il tasto play (e stendendo un velo pietoso su un artwork banale se non ridicolo …), l’attenzione non può non essere rivolta immediatamente al risultato squisitamente sonoro. Se da un lato la registrazione è moderna e pulita per l’epoca, dall’altro si percepisce immediatamente che qualcosa non quadra a livello di bilanciamento dei suoni: il missaggio favorisce in modo marcato batteria (con un rullante quasi fastidioso) e voce, la chitarra è più indietro, slegata dal resto. Le frequenze basse sono in pratica inesistenti.
Il tutto indebolisce le canzoni e ne affievolisce la resa. Nonostante l’orecchiabilità di gran parte di esse, l’assimilazione è faticosa. Si potrebbe pensare a una scelta votata al risparmio per chi doveva sedersi dietro la consolle o comunque affrettata. Eppure non è così: booklet alla mano, il lavoro è prodotto, registrato e mixato da Mr. Alex Perialas, vero e proprio deus ex machina del thrash americano degli anni ’80 (Testament, Anthrax, Overkill e mille altri nel suo pedigree), coadiuvato per l’occasione da Michael Rosen, altro guru dello studio (Testament, Sadus, Death Angel, Vicious Rumors …). Anche i grandi sbagliano, quindi.
Il CD si apre con la dinamica “The Master Sleeps”, con ritmi incalzanti e la band che picchia a dovere. “Burned Device” inizia in modo lento e melodico, ed è qui che viene fuori una delle particolarità dei Flots: la capacità di fondere sonorità tipicamente U.S. thrash con aperture più vellutate. Con il tutto a far sì che lo stile del combo americano possa facilmente essere accostato a quegli act che hanno fatto grande il power metal a stelle e strisce, primi fra tutti i mai troppo lodati Metal Church. Si riprende poi a pestare duro con “Deviation”, che davvero ha un buon tiro. Come nella migliore tradizione metal, Edward Carlson e Michael Gilbert si dividono ottimamente i soli. Peccato che, come si diceva prima, il lavoro alle ritmiche non sia messo dovutamente in evidenza dalla produzione. Il songwriting è buono, la sensazione, però, è che manchino gli anthem e quel feeling dei due lavori precedenti. È difatti innegabile che la perdita di un songwriter come Newsted sia palese; da rilevare, pure, che su “No Place For Disgrace” ancora diverse tracce erano da accreditarsi a Jason “Newkid”, benché questi fosse oramai approdato a ben altri lidi. “When The Storm Comes Down”, invece, è il primo album dei Flotsam And Jetsam affidato completamente alla creatività di altri che non siano l’ex bassista. In ogni caso, si tratta di un power/thrash non privo di tecnica: oltre al menzionato buon lavoro alle chitarre, svetta la voce del singer Eric A.K., davvero talentuosissimo, sicuramente tra i migliori di sempre per lo meno nell’area thrash metal. “No More Fun” è aperta da un notevole giro di basso, oltre a questo è abbastanza trascurabile, mentre “Suffer The Masses” (sono l’unico cui l’intro «televisivo» ricorda tanto le atmosfere di “Think This” dei Toxik?) si candida forse a migliore dell’intero lotto grazie (ancora) all’ottima performance del singer, a un buon chorus e allo stupendo guitar-solo. Leggendo i commenti alle canzoni, è anche una delle favorite dell’autore delle musiche (Michael Gilbert). La seconda metà del platter è composta di una serie di tracce solide, anche se forse non memorabili, che in sostanza confermano il tono generale del disco: metal possente, veloce, deciso e melodico. Ma è altrettanto evidente la mancanza di quella genialità nel songwriting che un capolavoro deve possedere per essere tale. E qui, purtroppo, siamo notevolmente lontani dal masterpiece. Davvero un peccato, anche a fronte di testi mai superficiali o banali. Da notare che molti portano la firma di quel Troy Gregory che poi abbandonerà il resto della truppa per unirsi ai certamente più impegnati e cerebrali Prong.
“When The Storm Comes Down” rappresenta la classica opera normale di un ensemble dall’elevato potenziale. Una band che continuerà indomita la ricerca del grande successo commerciale, che purtroppo non arriverà mai. Ciò nonostante, va riconosciuta ai Flotsam And Jetsam una grandissima passione per il metal che mai scemerà negli anni e che continua ancora oggi, lontano da trend e da compromessi. Forse sono oramai relegati allo status di band per aficionados, ma, al di là delle veloci e quanto mai superficiali disamine che possono oggi essere compiute, una caratteristica va sicuramente loro riconosciuta: l’integrità, costante, nel tempo.
Vittorio “Vittorio” Cafiero
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Tracklist:
1. The Master Sleeps 4:36
2. Burned Device 6:26
3. Deviation 3:03
4. October Thorns 5:33
5. No More Fun 3:44
6. Suffer The Masses 6:04
7. 6, Six, VI 5:08
8. Greed 4:23
9. E.M.T.E.K. 5:49
10. Scars 4:14
11. K.A.B. 0:28
All tracks 49 min. ca.
Line-up:
Eric A.K. – Vocals
Edward Carlson – Guitars
Michael Gilbert – Guitars
Troy Gregory – Bass
Kelly Smith – Drums