Recensione: When We Were Kings
A circa due anni dal precedente The Final Battle, tornano gli Stryper capitanati dai fratelli Sweet. Accasatisi da qualche anno presso la Frontiers Music, con questo nuovo When We Were Kings giungono al loro dodicesimo album in studio. Un disco che esce in un momento speciale, visto che gli Stryper si preparano a festeggiare i quarant’anni di carriera con un tour celebrativo. Ed ecco così che Michael e Robert Sweet, affiancati dallo storico chitarrista Oz Fox e dal ex Firehouse Perry Richardson, celebrano questo prestigioso traguardo con un nuovo capitolo discografico.
Qualche mese fa, Michael Sweet, riferendosi a questa nuova uscita, aveva parlato di alcuni colpi di scena. Sinceramente a parte qualche chitarra più pesante, di colpi di scena non ci pare di averne sentiti molti. Qualcosa forse nella prima traccia End Of Days, che si presenta come un heavy metal più aggressivo rispetto agli standard della band. Un brano sostanzioso, coronato da un assolo di chitarra vivace. Unforgivable inizia con una sequenza di accordi che anticipano un tempo medio costruito su di un riff di chitarra squadrato. Anche qui Oz Fox si dimostra in stato di grazia con un altro assolo elettrizzante.
La title track sfoggia l’anima radiofonica del combo statunitense, lasciando più spazio alla melodia. Betrayed By Love è un pezzo del quale Michael Sweet aveva parlato già qualche mese fa, definendolo una canzone cupa e triste con un testo che parla dell’essere traditi da qualcuno amato. Il brano in effetti, non si può dire che presenti le tonalità zuccherose di una Honestly, al contrario mostra un volto più mesto, e quindi ben in sintonia con l’argomento trattato. Ancora trame melanconiche su Loves Symphony, con Michael Sweet protagonista di una buona prestazione vocale accompagnata dalla batteria precisa del fratello Robert e dal basso di Richardson.
Decisamente più robusta la successiva Trinity, trainata da un riff di chitarra dritto che scandisce le battute di un pezzo vivace. Traccia su di giri anche Raptured, dove gli Stryper puntano su di un hard rock leggermente street al quale, i quattro musicisti di Orange County, danno la loro impronta suggellandolo con le tipiche trovate melodiche.
Si torna a giocare sul rock di facile ascolto con Rhyme Of Time, un pop rock/AOR che ruota attorno ad armonie drammatiche. Rock leggero anche per Grateful dove però la atmosfere si fanno più luminose. Divided By Design torna a puntare sull’hard rock dai riff sanguigni con Michael Sweet che, per l’occasione, adotta un cantato più graffiante.
Si conclude con Imperfect World, un hard rock solare e gioioso dall’attitudine molto spensierata.
Come dicevamo, a parte le chitarre più corpose e certe atmosfere più cupe non abbiamo notato i particolari colpi di scena annunciati da Sweet.
Anche senza sorprese, When We Were Kings si presenta come un disco piacevole consegnandoci una band in buona forma. Gli Stryper confezionano il tipico lavoro che ci si aspetta da loro: un hard rock aperto a soluzioni melodiche che, in questo caso, tende a prendere brio sugli assoli di chitarra.
Un buon antipasto per i fan della band in attesa del tour dei quarant’anni che prenderà il via a breve.